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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII 21

Isouri» che Vuiberto presbiter aveva donato alle canoniche dell’episcopio novarese: Santa Maria e San Gaudenzio di Novara, San Giulio d’Orta e San Giuliano di Gozzano1. Il nutrito elenco di luoghi, alcuni dei quali non sono in grado di identificare, viene ripreso in un ordine diverso nella formula che precisa le condizioni giuridiche cui deve sottostare l’investitura: le prime quattro località elencate sono anche le uniche per i beni delle quali viene precisato l’ammontare del censo annuale, sempre e solo in denaro, e la canonica che lo deve ricevere2.

Luogo Censo canonica
Seciano (= Sizzano, NO) 4 soldi di denari pavesi Santa Maria
Agamio (= Ghemme, NO) 1 soldo di denari milanesi Santa Maria
Marcigliano 1 soldo di denari milanesi San Gaudenzio
Breclama e Isouri 4 denari milanesi San Giulio e San Giuliano

La ragione per la quale il censo dei beni in Sizzano venne fissato in denari pavesi è legata probabilmente alla posizione geografica di Sizzano, che si trova in una zona del territorio novarese immediatamente a ridosso del confine vercellese. Territorio, quello vercellese, nel quale si è visto di sopra documentato il prevalere della moneta pavese, ma solo a partire dall’inizio del XII secolo, mentre per il periodo anteriore, come si ricorderà, non si posseggono dati utili.

La documentazione dei primi decenni del XII secolo conferma l’appartenenza del Novarese all’area di diffusione della moneta milanese. Le testimonianze anzi si infittiscono, anche se permane per tutta la prima metà del secolo un numero non trascurabile di documenti in cui le informazioni relative al numerario scambiato o preteso continuano a omettere le informazioni relative al conio3. Ma a parte questi casi, le informazioni disponibili sono concordi nell’assegnare allo standard monetario lombardo il dominio assoluto, non turbato dai rilevanti elementi di novità che queste stesse informazioni, come subito si vedrà, presentano.


  1. BSSS 79, pp. 44 sg., doc. 204 («civitate Novaria, in cammara Domui ipsius civitate»): datato «die sabati quod est decimo die mense september» e «anno imperii domni secundo Enrici gratia Dei imperator augustus Deo propicio octava, suprascripto die sabati, indicione decima». L’indizione è errata: cfr. BSS 180/1, pp. 46 sg., doc. 26, di due anni posteriore e intitolato allo stesso vescovo e datato ricorrendo anch’esso con gli anni dell’impero di Enrico II (in realtà III).
  2. Restano quindi privi dell’informazione relativa all’ammontare e alla destinazione del censo i beni che si trovavano nei locas et fundas di Rado, Laucino (= Lozzolo?), Rovasino (= Roasio?), Messoirano (= Masserano), vale a dire quei beni che si trovavano nella diocesi di Vercelli. Su Rado, che negli anni quaranta del Duecento formerà con altri luoghi il borgofranco vercellese di Gattinara, si veda V. Mandelli, Il Comune di Vercelli nel Medio Evo. Studi storici, II, Vercelli 1857, pp. 232 sgg.
  3. Si tratta soprattutto di vendite o di carte di vario tipo prescriventi penalità in denaro in caso di rottura dei termini contrattuali. Si vedano per esempio BSSS 79, pp. 169 sgg., docc. 284, 285, 286, 289, 290, 293, 298, 300, 305, 316, 318, 321; BSS 180/1, pp. 60-62, doc. 35; BSSS 77/3, pp. 50 sg., doc. 32: di date comprese tra il 1101 e il 1145.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>