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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII 17

no da Novara) per una misura complessiva di uno iugero e tre pertiche1. La donazione era naturalmente intesa a trasferire il solo dominio eminente sui complessi abitativi, stabilendo un fitto annuo collettivo, da pagare alla festa di san Gaudenzio «qui venit de mense agusto», di quattro soldi di buoni denari di conio milanese consegnati al vescovo Pietro — fratello, come si ricorderà, del Gisulfo visto di sopra — e ai suoi successori.

Dunque nel secondo decennio del secolo sul territorio novarese circolavano entrambe le monete che egemonizzavano allora buona parte del mercato monetario dell’Italia centro-settentrionale2. Inutile, per ora, fare altre ipotesi, dato anche che per avere altre attestazioni di pagamenti effettuati in una moneta determinata, reale o di conto, bisogna attendere il 1032. È del marzo di quell’anno una vendita di pezze di arativo poste «in loco et fundo Paliade» da parte di un chierico a una «Vualperga filia quondam Restonni» al prezzo di dieci soldi di denari di conio pavese3. Attestazioni congeneri seguono negli anni 1040, 1041, 1049 e sono tutte legate ai membri di un medesimo gruppo familiare con beni nel territorio del vicus di Pagliate. La compattezza del nucleo documentario individuato invita a porne in evidenza i particolari di maggiore interesse, nell’intento di scoprire le ragioni del concentrarsi delle precisazioni di ordine monetario che qui interessano.

I membri della famiglia menzionata si possono identificare, nel trentennio e più in cui si riesce a seguirli, come gruppo dei figli del fu Restonus: da un «Iohannes filius quondam Restoni» attivo dal 1016 a un «Albertus filius quondam Restoni» documentato nel 1049, per due generazioni di figli del fu Restonus, che erano poi forse due Restonus strettamente imparentati e accomunati da un importante patrimonio fondiario in Pagliate. Il profilo delle attività economiche di questo milieu familiare si delinea su un numero di documenti assai più ampio rispetto ai quattro4 citati sopra.

La Vualperga documentata nel ruolo di acquirente nel marzo 1032 era emersa come acquirente di beni in Pagliate sin dal febbraio del 10175. Ma già l’anno precedente, poi nel 1022 e poi ancora nel 1030 un fratello di

  1. BSSS 78, pp. 230-234, doc. 139 («in suprascripto loco Camari»). Si trattò probabilmente della donazione dell’intero insediamento accentrato di Cameri, se dei sedimi venivano anche indicate delle coerenze complessive («da una parte terra nostra quam supra predictis omnibus in nostra reservamus potestate, de alia parte via publica»).
  2. Cfr. Cipolla, Le avventure della lira cit., pp. 47 sg.
  3. BSSS 78, pp. 288 sg., doc. 171 («civitate Novaria»). Un accenno a Vualperga e alla documentazione che la riguarda, in relazione al problema del faderfio, in F. Bougard, Dots et douaires en Italie centro septentrionale, VIIIe-XIe siècle: un parcours documentaire, in Dots et douaires dans le haut Moyen Âge, a cura di F. Bougard, L. Feller e R. Le Jan, Rome 2002, pp. 57-95: p. 76.
  4. Si tratta in realtà di tre documenti, perché il quarto, pur relativo a beni in Pagliate, non è immediatamente collegabile, sulla base delle fonti di cui si dispone, alla famiglia dei «ff. q. Restoni»: «Bonizo presbiter filius quondam [G]arifrede» vende a Vivenzo «filius quondam Andreani» un sedime e una vigna, un’altra vigna e quattro pezze di arativo «in loco et fundo Palliade» al prezzo di cinque lire di buoni denari di conio pavese (BSSS 79, pp. 16 sg., doc. 187, 3 settembre 1041, «infra civitate Novaria»).
  5. Quando acquistò due pezze di arativo al prezzo di quattordici soldi non specificati: BSSS 78, pp. 238 sg., doc. 143 («in suprascripto vico Paliate»).

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>