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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII |
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soldi di buoni denari di Poitiers (Pectavensium)1. Di notevole rilievo nel quadro complessivo che qui si traccerà, questa testimonianza è purtroppo isolata nella documentazione vercellese dell’XI secolo. Occorre risalire addirittura al 10242 per avere una precedente attestazione di passaggio effettivo di denaro, ma il prezzo venne espresso allora in modo del tutto generico: quaranta buoni denari d’argento, senza ulteriore specificazione, come accade nella più gran parte della documentazione dell’Italia nord occidentale dell’XI secolo. Procedendo invece in avanti, se da un lato non si hanno altre prove della circolazione nel Vercellese di moneta Pictaviensis, dall’altro si riscontra il persistere da parte dei notai della volontà di offrire informazioni più precise riguardo alla moneta scambiata. Prima in un documento monferrino del 1100 poi in uno relativo al territorio appena citato di Caresana di pochi anni posteriore cominciarono a essere menzionati dei non meglio individuati denarii novi3. Dopo un vuoto documentario completo di alcuni anni, questi stessi denari nuovi tornarono ad essere ricordati nel 1113. Nel settembre di quell’anno, in una stanza del palazzo vescovile di Vercelli, il vescovo Sigefredo, solennemente costituito in presenza di chierici, capitanei, vassalli e cittadini di Vercelli, investì gli uomini di Caresana del bosco di Gazzo in cambio di una somma computata in quaranta lire di moneta nuova («libras quadraginta denarii novi»)4. Si trattava, come chiariscono alcuni documenti degli anni seguenti cui accennerò tra breve, di denari di conio pavese5.
Buenger Robbert, Il sistema monetario, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, II, L’età del Comune, a cura di G. Cracco e G. Ortalli, Roma 1995. pp. 409-436, in particolare pp. 415-417 (con bibliografia aggiornata).
- ↑ BSSS 70, p. 68, doc. 59.
- ↑ BSSS 70, p. 50, doc. 41.
- ↑ Nel documento monferrino i «denarii novi» vengono menzionati in un’aggiunta fuori tenore, posta in calce a una donazione alla chiesa di Sant’Evasio di Casale (l’attuale Casale Monferrato, nella porzione della diocesi di Vercelli che si estendeva a destra del Po) e recante l’indicazione di un lascito: BSSS 40, pp. 6 sg., doc. 4 (8 luglio 1100, «infra iamdicta ecclesia ‹Sancti Evasii›»). In un documento del 1106 la vendita di un bene fondiario venne effettuata per trentatrè soldi «ex denariis novis»: BSSS 70, pp. 81 sg., doc. 67 (3 maggio 1106, «in loco Stripiana»). In altre vendite dei primi del XII secolo il prezzo è espresso in forma generica: Ch. I, col. 733 sg., doc. 440 (27 aprile 1102, «in civitate Vercellis»); BSSS 70, pp. 80 sg., doc. 66 (24 aprile 1106, «loco Arcamariane», quindi a Camerano nel Novarese, ma oggetto della vendita fu una casa posta in Vercelli «ad loco ubi dicitur via Caligaria, non multum longe de eclesia Sancti Eusebii»). Segnalo qui che alcune annotazioni sulla moneta a Vercelli nel XII secolo si trovano nel lavoro di P. Mainoni, Un’economia cittadina nel XII secolo: Vercelli, in Vercelli nel secolo XII, Atti del quarto Congresso storico vercellese (Vercelli, 18-20 ottobre 2002), Vercelli 2005, ppp. 311-352, in particolare pp. 324 sg. Sulla moneta in Monferrato si veda ora M. Matzke, La monetazione in Monferrato ed i primi denari monferrini, in La moneta in Monferrato tra Medioevo ed Età Moderna, Atti del Convegno internazionale di studi (Torino, 26 ottobre 2007), a cura di L. Gianazza, Torino 2009, pp. 35-57 (sulla fase di circolazione del denaro pavesi in particolare pp. 42-45).
- ↑ BSSS 70, p. 82, doc. 68. Su questo importante documento si veda da ultimo A. Barbero, Vassalli vescovili e aristocrazia consolare a Vercelli nel XII secolo, in Vercelli nel secolo XII cit., pp. 230 sgg.
- ↑ Cfr. qui oltre nel testo e, più avanti, il par. 6. Cfr. d’altra parte Capobianchi, Il denaro pavese cit., pp. 24 sg.