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uomo di parte, e perchè proprio si condusse a scrivere per comandamento imperiale1. Fu dunque Federigo uomo di ben composta persona, di moderata statura: aveva biondi i capelli, alcun poco increspati sull’alto della fronte, scorrenti sulle orecchie, e tenuti ad arte in certa brevità coi peli della barba2, la quale perchè dava al rossiccio, gli derivò il soprannome di Barbarossa. Aguzzi gli occhi, e di scaltro riguardo; bello il naso e la bocca, rosso il color delle carni, spesso acceso quel delle gote; e ciò, dice Radevico, non per ira, ma per verecondia. Maschio e toroso in tutte le altre parti del corpo, e nell’andare e nella voce virile quanto un Tedesco. Aveva le membra esercitate alla fatica delle armi in guerra, in pace a quelle della caccia, di che era perdutamente vago. A quella era stato usato fin dai primi anni dal padre, osteggiando certo Conte di Woltarthausen, ed un altro di Zaringa, e nella giovinezza nella infelice spedizione di Corrado III in Levante contra gli infedeli3; alla caccia si dava tutto negli ozi della pace, perciò manteneva grande numero di cani, cavalli, falchi, nell’educare i quali, ed usarne non era chi lo avanzasse. Traeva coll’arco a maraviglia. Rispondeva l’animo alla virilità del corpo; e come poco o nulla rammollito dalla gentilezza delle lettere, aspro, superbo, rotto agli sdegni, incorrigibile dalla pietà. Non sapeva di latino; la favella tedesca era la sola che parlava. Assaporato ben per tempo il dolce della gloria, la quale appresso i Tedeschi non veniva che dalla forza trionfatrice della forza, amava ed anelava alla guerra. Levato, oltre alle sue speranze, agli onori

  1. Quae si cuiquam invisa fuerint, aut ea despicabilia judicaverit, nos tamen obedientiae nostrae fructus consolabitur, qua praecipienti paruimus. E ciò dice nell’Epilogo del suo racconto, volgendo la parola a Federigo.
  2. ... Tonsore pro reverentia Imperii pilos capitis et genarum assidua succisione curante. Anche nei peli la riverenza all’Impero!
  3. Otto Frisig. S. R. I. lib. I. Cap. 25. 26.