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56 | della lega lombarda |
Guglielmo IV Duca d’Aquitania. Nissuno accettolla, tra per non venire a guerra con Corrado, e per le condizioni, con cui accompagnavano quei signori l’offerta. A quel d’Aquitania facevano sapere, volerlo piuttosto come magistrato, che come Re; e doversi lui a mani giunte stare innanzi alla loro Dieta in molti negozî che si riserbavano a trattare. Vedi, lettore, che que’ Baroni si affaticavano a crearsi un diritto, che li guarentisse dalla tirannide del Re. In questa fatica non aveva parte il popolo; ma ne apparava la sapienza. La feudalità nei suoi rapporti col Principe fu sempre maestra del popolo nel conquisto de’ suoi diritti. Infatti la feudalità fu sempre uccisa dalla monarchia, non mai dalla democrazia: questa venne appresso per pigliarne le spoglie e guardarle, perchè non risorgesse.
Ma ben altro esempio dava Ariberto Arcivescovo di Milano: non vedendo possibile l’accordarsi degli altri Principi nella scelta di un Re, potentissimo che era fra tutti, si mosse per a Costanza a offerirsi servidore a Corrado, pregandolo a discendere in Italia, ed a farsene coronare Re. Queste scappate in Germania dell’Arcivescovo prima degli altri a far venire un Re erano bei trovati a guadagnarsi l’animo dello straniero, dal quale cavavano nuovo accrescimento di potenza, poca ragione di timore, perchè lontano. I primi inchini sono sempre cari ai freschi dominanti: perciò non è a dubitare, che Ariberto s’avesse dal Tedesco, da lui coronato Re, da Papa Giovanni XIX Imperadore, una più grande balia, che senza freno di sorte esercitò sopra Milano. La prepotenza del Prelato addiveniva anche più odiosa, perchè compra dai Tedeschi, in que’ tempi, efferatissima gente, e che non potevano mettere piede in Italia, senza che non si venisse al sangue. Pavia piangeva manomessa da loro; Ravenna insanguinata; Roma, mentre Giovanni poneva sul capo di Corrado la corona imperiale, inondata di sangue1. Chi chiamava così fatta generazione di uomini,