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libro primo | 31 |
irruppero colla forza delle armi, perchè il Papa era un prete inerme: ma insidiarono coll’arma della scisma, guastando la radice del papale potere. In Bizanzio l’Imperadore, in Ravenna l’Esarca: quegli ingenerò Fozio; questi la superba indocilità degli Arcivescovi Ravennati. Adunque in coloro che si tenevano Imperadori in Bizanzio osteggianti alla Romana Sedia si appalesava quel diritto di Romano Imperio, che il successore di S. Pietro non aveva ricevuto per alcuna ragione, che non intendeva esercitare come ogni altro successore di Augusto, che non rendeva visibile per alcuno argomento che imperiale fosse; ma che pure la necessità di un potere universale e benefico faceva riconoscere ai popoli come esistente in lui.
Dissi, la monarchia di Augusto essere stato un mezzo provvidenziale a tradurre l’umanità unita e rinchiusa nella patria universale, Roma, innanzi a Cristo, perchè l’affratellasse: e Cristo l’affratellò. Da quel tempo il potere civile scelto da Dio a strumento della rigenerazione degli uomini, ricevette una missione di aiutare alla Chiesa, d’onde rampollava il sangue che doveva rinnovare la vita nelle vene dell’umanità. I roghi, i cavalletti, le fiere furono le prime relazioni degli Imperadori colla Chiesa; Iddio sollevò dalle loro fronti la corona a non farla lordare; se la tenne in mano come simbolo di un diritto, che egli solo voleva usare. Per la qual cosa quando i Papi si assisero sul seggio di S. Pietro vicario di Cristo, vi trovarono non solo le chiavi, segnale del supremo sacerdozio su gli spiriti, ma anche quella corona, che essi non dovevano cingere, ma guardare come umano strumento ad isgomberare e lastricare la via all’umanità, che progrediva a civile beatitudine sotto la insegna della Croce. Cristo rigenerò l’umanità in tutto il suo complemento, e come famiglia che si riposa ne’ Cieli, e come famiglia che peregrina tra i civili casi ad andarvi. Perciò un doppio ministero ai Papi, diretto uno, indiretto l’altro: in quello la pienezza del potere su gli spiriti; in questo il provvidenziale esercizio di que’ mezzi; che umani sono, ma