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362 | della lega lombarda |
Italia Guglielmo Vescovo d’Asti, il Marchese Errico; certo monaco di nome Teodorico, ed il suo ciamberlano Rodolfo per trattare di quel negozio1.
Convennero in Piacenza nell’Aprile dell’anno 1183 gl’imperiali Legati e i deputati delle città Lombarde. Ambe le parti volevano la pace; non fu difficile il consentire sui preliminari del trattato2, che andarono tosto a comporre in Costanza, firmato e solennemente bandito nel dì 25 Giugno dell’anno 1183. I capitoli della pace recano in fronte i segni della imperiale ma impotente superbia. Federigo afferma nel prologo, come volendo usar di clemenza verso i colpevoli, anzi che di giustizia punitrice, accogliesse in grazia la Lega Lombarda, ed i suoi fautori. Ma non era egli che accoglieva, bensì la Lega che accoglieva lui; avendo questa colla forza delle armi conquistato il diritto d’imporgli la legge. Io non toccherò tutti i particolari del trattato della pace di Costanza; poichè recherebbe noia a chi legge, essere condotto per tutta quella serie di ragioni che le cautele delle parti contraenti ponevano in mostra a guardia del diritto. Mi terrò nella sommaria ragione, in cui tutta era la sostanza della cosa, cioè: spogliarsi l’Imperadore di ogni supremo dominio su le città federate di Lombardia; essere queste veramente signore nel compreso delle loro mura, e ne’ loro contadi; i pascoli, i molini, i boschi, le acque, i ponti, la raccolta del fodro, l’assoldare eserciti, le interne ed esterne munizioni essere cosa loro; piena la civile e la criminale balia. Ove sorgesse lite intorno alle Regalie tra il Comune e l’Imperadore, scegliesse il Vescovo due arbitri a giudicarla; questi impotenti a finirla, si contentasse l’Imperadore di un annuo censo. Le terre infeudate durante la guerra tornassero alle città. Dando l’Imperadore per l’Italia, accorciasse la dimora nelle città, perchè non ne patissero aggravio. Stesse in vigore la Lega; la rinno-