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libro quinto 349

convento, in cui si ventilassero le cose di Lombardia1. Furono le promesse consegnate alla scrittura2.

Aperte così felicemente le pratiche della pace, Alessandro non mise tempo in mezzo a stringere il negozio. Spedì tosto due Cardinali Umbaldo Vescovo di Ostia, e Raniero di S. Giorgio all’Imperadore, perchè ratificasse le promesse de’ Legati intorno alla sicurezza della sua persona nel muovere che faceva al congresso. Trovarono i due messaggi Federigo presso Modena; il quale andò loro incontro in tutto quello che desiderava il Papa. Il figlio del Marchese di Monferrato giurò per lui ogni sicurtà al Pontefice: giurarono anche tutti i signori tedeschi, presenti i Lombardi. Si fermò nell’abboccamento che tennero, il luogo del congresso, e fu designata Ravenna o Bologna. Respirarono gli animi dopo sì diuturna tempesta, ed alla pace agognavano3.

Vennero però turbati questi belli auspicî dal disonesto partito, cui si appigliarono i Cremonesi, e l’esempio loro seguitando, Tortona, Ravenna e Rimini. Queste città fallendo al sagramento, con cui eransi strette alla Lega, di non entrare in trattati di pace con Federigo senza il consentimento degli altri Collegati, separatamente si accostarono al medesimo, e ne ottennero la grazia, sperando vantaggiare il proprio a spese del comune. La primavera era il tempo designato alle supreme diffinizioni delle imperiali ragioni in Italia; e quelle nell’inverno si gittarono al deforme consiglio, che le ricoprì d’infamia presso tutti gl’Italiani4. Vili e traditori furono gridati dallo stesso Papa5.

  1. Card. Arag. Vita Alex. III. p. 467.
  2. Vedi il Pagi, nota al Baronio all’anno 1176.
  3. Card. Arag. Vita Alex. III. p. 466.
  4. Vedi Nota H agli Ann: Bologne. del Savioli.
  5. Romuald. Salern. Chron. Unde postmodum a Papa et ab omnibus, qui hoc audierunt, viles et proditores sunt habiti.