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libro quinto 343

sto Arsiccio, ossia fra Legnano ed il Ticino. Distendevano molto le ordinanze, a meglio parare le tedesche milizie. Spiccarono una testa di settecento cavalli a prender lingua del nemico. Eransi questi dilungati appena un tre miglia dagli alloggiamenti, e s’imbattettero in trecento cavalieri tedeschi. La loro vista l’infiammò di uno sterminato furore: imbracciati gli scudi, calate in resta le lance, a spron battuto dettero nel nemico squadrone. Con incredibile furia mescolarono le mani; ma sopraggiungendo il grosso dell’esercito tedesco, e non potendo più sostenere tanta battaglia, si ritrassero a rinnovare gli ordini intorno al Carroccio, che era al centro delle loro genti alle riscosse. Questa prima fazione accelerò lo sforzo imperiale. Veniva il Barbarossa tempestando a capo della cavalleria tedesca, traendosi appresso la infanteria, per attaccare la giornata. Si toccò la levata nel campo Lombardo, ed affilati che furono, come i Milanesi videro da lungi l’affoltarsi del nemico, che li veniva a cozzare, incontanente piegarono a terra il ginocchio e fecero una bella preghiera a Dio, a S. Pietro e a S. Ambrogio. Sè e la patria commettevano que’ valorosi al Padre degli oppressi. E veramente quel repentino raccogliersi in Dio nel terribile affronto della battaglia fu tutto italiano, ed italiane apparvero le fronti di quei soldati, che levate in su le visiere, con forte e pietoso riguardo ai Cieli supplicavano in quell’ora. Urtò Federigo il sinistro corno, che si dispiegava verso il Ticino: era quello tutto di Bresciani, i quali valorosamente combattettero buon tempo, in tanto che videsi il Barbarossa cadersi innanzi morto, e calpestarsi da’ cavalli quei che gli recava innanzi la bandiera imperiale. Ma poi non più reggendo, incominciarono a piegare, e perturbate le file, se ne andarono in volta. E questa fu la salute dell’esercito Lombardo: imperocchè come se la vittoria intera stesse loro nel pugno, i Tedeschi con molta foga si dettero a perseguitare l’ala sinistra de’ federati, e così quel danno che questi pativano oppressi dalla battaglia, quelli lo arrecarono a se stessi,