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332 | della lega lombarda |
Veniva finalmente Federigo allo scontro della Lombarda Lega. Ben sei anni avea spesi a rifornirsi di tale un esercito, che non fallisse alla riputazione di un Imperadore che lo conduceva, e alla grandezza della vendetta, che andava a prendere. Una splendida corte di Principi, come Ladislao Re di Boemia, Errico il Leone, Corrado fratello dell’Imperadore, ed Ottone di Witelspack, accompagnava il Barbarossa; molti preti al solito vi s’intrusero, come l’Arcivescovo di Treviri, e Filippo eletto di Colonia, e numerose milizie pendevano da’ suoi cenni. Tra queste era una mano di Fiaminghi, perdutissima gente, pronta ad ogni più ribaldo fatto di mano1. Per le vie della Borgogna, indi per la Savoia calò in Italia l’oste tedesca. Intendevano a lei tutte le menti: era veramente nuovo il conflitto, in cui entrava la tremenda monarchia di Carlo Magno colle risorte Repubbliche italiane. Mirabile cosa a vedere! erano appena corsi un cento settanta anni dalla più cupa barbarie, e gl’Italiani già virili nella vita della libertà la facevano da Greci a petto di quel Serse settentrionale.
Un grande spavento metteva il formidabile esercito: Torino ed altre città vicine non osarono resistergli, e vennero di corto a spontanea dedizione. Susa deserta de’ suoi abitatori accolse le primizie degl’imperiali furori. Stava ancor fitta nella mente del Barbarossa la vergognosa memoria degli ostaggi che i Susani gli fecero lasciar liberi e di quella fuga, in cui lo misero, in veste di vile famiglio. Il perchè
- ↑ Card. Arag. Vita Alex. III. p. 463 = Otto de S. Blasio Cap. XXI.