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NOTA A
Questa Badia dell’Ordine di S. Benedetto per quel solenne avvenimento della Lega, che vi fu ordita, va a tutte innanzi per civile gloria. Nell’anno 1491 a dì 2 Settembre fu fatto in Venezia un’istrumento, con cui gli Eccellentissimi Procuratori di S. Marco Giovanni Cappello e Pietro Priuli, essendo per infermità assente il terzo collega Antonio Vaniero, col consenso della Signoria, concessero alla Congregazione di Monte Cassino, altrimenti detta di S. Giustina di Padova, il monastero di Pontida con tutti i suoi beni. Fra i patti di questa aggregazione fu quello di pagarsi dai monaci ogni anno nel dì di Pasqua cencinquanta Ducati d’oro ai Procuratori di S. Marco; ed alla chiesa di S. Evangelista in Venezia un cereo di dieci libbre1. Con altro istrumento, consenziente Papa Alessandro VI, fu accolta quella Badia della Congregazione Cassinese a dì 17 Ottobre dello stesso anno2.
A tristi destini fu condotta la Badia di Pontida nel Settembre dell’anno 1373 dal terribile Bernabò Visconti. Eransi in quella affortificati i principali della parte Guelfa in Lombardia, Guglielmo Coglioni, Lantelino Rivolo, e Simone Broli con altri sessantotto; quando Bernabò furibondo per la morte del figlio Ambrogio entrò il Bergamasco, ponendolo a sangue ed a fuoco. Le mura che furono testimoni della Lega, madre della Lombarda indipendenza videro e sostennero l’assedio dell’irato Visconti, e di quella tirannide che si andava raffermando in Milano su le rovine della Repubblica. Per quattro dì strinse e combattè la Badia Bernabò; l’ebbe a patti, tra’ quali era quello che fossero rispettate le vite degli arresi. Il vincitore ruppe la fede: gli assediati ed i monaci vennero crudamente uccisi:3 la Badia fu data alle fiamme. Così per mano de’ Visconti tiranni di Milano quel monumento, cui erano raccomandate le più care memorie della italiana libertà, perì nel secolo XIV.
- ↑ Donato Calvi, Agostiniano: Effemeridi Sacro-profane di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua Diocesi et Territorio, ec. per Vigone. Milano 1676. Vol. 3. p. 109.
- ↑ Bullar. Cassinen. Tom. 2. Const. 381.
- ↑ Calvi Effemeridi ec. Vol. 3. p. 54. 73. 78.