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libro quarto 303

Ronzava il Comneno attorno ad Alessandro a que’ tempi per ottenere la corona imperiale, che malamente portava Federigo. A rendersi favorevoli all’intento i Milanesi, offrì loro pecunia anche per le mura. Ma questi sapevano come pensasse Alessandro intorno a quella corona, e si astennero dall’accettare le profferte del Bizantino1, e fecero da se.

1169. Mentre il santo uomo Galdino ristorava la sua Chiesa de’ patiti danni, e riedificava il palazzo arcivescovile, avvenne un pietosissimo fatto. Era stata atterrata la chiesa di nostra Donna in Milano; Galdino voleva rialzarla, quando le milanesi matrone gli vennero innanzi pregandolo, lasciasse loro il pensiero di quella riedificazione. Memori del doloroso esiglio, ed obbligate alla Madre di Dio, che la mercè sua avevale ricondotte in patria, volevano del proprio edificarle una chiesa, che stesse a monumento del suo maternale favore, e della loro filial conoscenza. E così fecero: sopperendo alla spesa con la vendita delle loro anella, pendagli e vezzi preziosi. Il Giulini reca il disegno della faccia di questa chiesa2. Io vorrei che questo edifizio fosse conservato con molta tenerezza, e per la eccellente purità delle forme, e per la memoria di quelle Lombarde matrone, le quali con quelle pietose offerte nobilmente ci raffigurano il maschio amore della patria, che su le soglie del soprannaturale si marita a quello di Dio. Gli uomini di Legnano erano figli di queste donne3.

Come potè Federigo raccogliere gli spiriti smarriti in quella vergognosa fuga, con cui saltò fuori d’Italia, li adunò tutti su di Alessandro e su la Lombardia. Spiava lo scal-

  1. Giulini Mem. Stor. di Milano. T. 6. pag. 372.
  2. pag. 371.
  3. Galvan. Fiam. Manipu Florum. 75. Azaria ad an. 1175 = Petrus S. R. I. tom. 16. = Flamma Chr. Maj. c. 293. ap. Puricel. Monumente Ambr. In millesimo centesimo sexagesimo nono nobiles Matronae ex devotione ad Beatam Virginem, quae ipsas in sua civitate reduxerat, Ecclesiam B. Mariae Virginis Majorem, venditis annuli, et ornamentis reaedificare fecerunt.