ra che divisavano muovere ai medesimi. Il solo pensiero è un fatto per le Repubbliche, e massime italiane, di quel secolo. Nel primo dì di Maggio convennero in gran numero i Milanesi, i Cremonesi e i Piacentini in un’ampia pianura, che giace tra Asti e Pavia, corsa da tre fiumi, che la rendono ubertosa quant’altra mai; e proprio là dove le acque del Bormida ingrossate dall’Orba vanno a scaricarsi nel Tanaro, in certo luogo, che chiamavano Bergolio, gittarono le fondamenta della nuova città, che in onor di Alessandro vollero chiamare Alessandria. Trassero ad abitarla le genti delle vicine terre di Garaundia, Marengo, Roveredo, Solera e Unilla; e nello stesso anno della fondazione Alessandria circondata da fossati e bastioni, fornì la Lega di ben quindicimila combattenti1. Incredibile a dirsi, ma vero. Chiusi in quel recinto di mura gli abitanti in tanta brevità di tempo meno alle commodità della vita, che alle munizioni della città provvidero; le mura si levarono subito, le case si ricoprirono di paglia; onde proverbiati dalla gelosa Pavia, quella miracolosa città fu detta Alessandria della Paglia. Queste creazioni di città sono un bel segno della sovrumana vigoria che la morale unità mette ne’ popoli. Le funebri monarchie dell’Egitto ci hanno lasciate le piramidi, grandi, ma stupidi monumenti della brutale unità di que’ popoli, edificati da schiavi; le Repubbliche Italiane ci han lasciato città, opificio di libere mani, che pensano e parlano dell’onnipotenza della civile libertà che le creò. Trovo in una lettera di Giovanni di Salisbury, che in quei giorni i Lombardi pregassero Papa Alessandro a recarsi in mezzo a loro, e che si tenesse probabile il papale avvento in Lom-
- ↑ Card. Arag. Vita Alex. III. p. 460 — Otto a S. Blasio S. R. I. Vol. 6 p. 880. — Ghilini Annali di Alessandria, ovvero le cose accadute in essa città, e circonvicino territorio dall’anno dell’origine sua al 1659 ec. a compiacimento della Patria composti, e pubblicati da Girolamo Ghilini. Milano per Morelli 1666.