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libro quarto 299

sul finire di Marzo a porre l’assedio al Castello di Biandrate1. volevano dapprima fiaccare il Conte Guido. Questo Conte aveva ottimamente condotti i proprî negozi, facendosi a caro prezzo rimeritare de’ suoi servigi dall’Imperadore. Ben trentasette castelli teneva nel Novarese: gli ubbidivano quanti abitavano lungo le rive del fiume Sesia, ossia la Val Sesia, la Val Magia, il contadi di Ossola, che erano de’ Vescovo di Novara, Masino, patrimonio della gente de Visconti, Camodegia, Monteacuto, tutta la riva occidentale del Tesino, che si prolunga dal lago Maggiore fino a Cerano, che era cosa dell’Arcivescovo di Milano, e sull’opposta riva verso questa città, Castano e Lonate2. Biandrate non resse all’impeto dei Collegati, che l’ottennero col vivo della forza. Furono liberati gli ostaggi Lombardi, che vi erano guardati, il presidio tedesco messo al taglio delle spade, salvi soli dieci de’ più ricchi e nobili, che vennero dati in balia della vedova di quel gentiluomo Bresciano strozzato da Federigo presso Susa, perchè a suo piacere ne facesse vendetta, o ne cavasse il riscatto. Con Biandrate tutta la signoria del Conte fu soggiogata dalla Lega3.

Si volsero tosto le armi contra il Marchese Guglielmo di Monferrato e Pavia. Questa città era come l’antiguardo di quel Marchesato, che minacciava Milano dalla banda occidentale. La sola Tortona locata tra il Monferrato e Pavia, ne rompeva lo sforzo: perciò la vedemmo con tanto furore spianata da Federigo, poi risorta e novellamente distrutta. Ora a stento rilevandosi dalle sue rovine, non poteva sola tener fronte al Monferrato, ed impedire che aiutasse Pavia. Pensavano i Collegati fondare una città nuova; ai confini di que’ due stati, la quale tenesse in rispetto entrambi, ne rompesse la comunicazione, e fosse ad un tempo base della guer-

  1. Sir. Raul. p. 1191.
  2. Giulini Memorie Stori. di Milano Vol. 6. p. 356. e 357. = Trist. Calchi lib. XI p. 272.
  3. Epist. Serisber. ib.