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298 | della lega lombarda |
leva lasciare gli ostaggi. Ne fece strozzare uno a S. Ambrogio tra Torino e Susa; era un nobile Bresciano incolpato di essersi mescolato nelle cose della Lega1. Del qual furore lo sanarono quelli di Susa; i quali si fecero trovare in armi, e l’obbligarono a lasciare tutti gli ostaggi Italiani. Allora Federigo trovando pericoloso anche il comparire Imperadore, intimorito da una congiura di Susani che lo volevano uccidere, se è a prestare fede ad Ottone da S. Biagio, tolse le vesti ed i modi di un famiglio che andasse in procaccio di ospizio per un gran signore; e così sconosciuto per alpestri e solinghi traghetti guadagnò la Borgogna. Il Cardinale di Aragona accocca alle spalle del fuggente Tedesco una bellissima voce, della quale, avvegnachè barbara, vorrei che a dì nostri facessero tesoro gl’inesorabili della Crusca. Egli narra, che i federati violentemente sterminassero di Lombardia il Barbarossa, e lo sforzassero a transalpinare2.
Liberata l’Italia dalla molestia imperiale, a più grandi fatti aspirò la Lega. Tedeschi non erano più per misericordia de’ Cieli: le città di Pavia, d’Asti, Vercelli, Novara e Como tenevano ancora per Federigo; le quali o per forza, o per ispontaneo avviso facilmente sarebbero venute ad accostarsi alla Lega, come quelle, che non avrebbero punto scapitato nelle cose loro pel vincolo federale. Tre grandi e potenti feudatarî dell’Imperio erano a domarsi, i quali impinguati da Barbarossa delle spoglie delle Repubbliche, e degli altri feudatarî che avevano seguitata la parte di Alessandro, per ambizione di stato avevano l’italiano animo in tedesca natura rimutato. Costoro non potevano piegarsi alla Lega, che nulla di bene impromettevano loro le risorgenti Repubbliche: bisognava svellerli per forza. Mentre Federigo vagolava in Lombardia, i Collegati andavano in