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sagramento a scambievole difesa, i pericoli e i danni di ciascuna esser di tutte, tutte paratissime a propellerli; bene augurassesi il fratellevole consorzio con opera di cittadina carità; tutti e tosto concorressero a rilevare le milanesi mura, a rimettervi dentro i dispersi abitatori, ad assisterli colle armi fino a che avessero riprese le forze, a reggersi soli: con solenne giuramento i presenti deputati raffermassero le promesse, e alle lontane città recassero la scritta de’ patti, ed anche con sagramento promettessero inviolati tenerli, salva sempre la fede all’Imperadore» Giurarono i deputati, e dalla papale sedia italiana mano li benedisse1.

Sciolto il solenne parlamento di S. Jacopo di Pontida, se ne andò ciascun deputato alla città sua, recando la formola del giuramento, che letta innanzi alle generali assemblee, ed approvata, tutti con incredibile gioia si votarono alla liberazione non solo delle peculiari patrie, ma anche di quella che invisibile, ma vera si dirizzava con matronale fortezza sul fondamento della Lega2. Tutti speravano bene, perchè si risentivano vivi; Venezia, il Comneno, ed Alessandro, li confortavano, e li fornivano con abbondante pecunia del nerbo della vicina guerra. Ma specialmente Papa Alessandro rincoravali, perchè opportunamente rispondeva coi Concili al congresso di Pontida. In questa Badia si apparecchiarono i mezzi umani a rompere le vergognose catene, in Roma con argomenti sovrumani, ma molto accessibili dalla mente de’ popoli, si spezzavano. Aveva il Pontefice colpito di scomunica il Barbarossa fin dall’anno 1160 a cagione dell’Antipapa Vittore che sosteneva. Avevalo ammonito, aspettato a penitenza: sempre in peggio. Ora vedendo come non rifiniva dall’attizzare la scisma con nuovi Antipapi, dall’opprimere la Lombardia, e finalmente vedendoselo già vicino coll’esercito perfidiare nel bestiale propo-

  1. Otto Morena p. 1133 — Sigon. De Regno Ital. lib. XIV pag. 777 = Trist. Calchi lib. XI. p. 231.
  2. Vedi Doc. B.