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libro terzo 255

altre ne aprì con lo stesso Comneno, per rattenerlo dal mescolarsi nelle cose italiane, e farselo amico. Gli mandò il Duca d’Austria Enrico, con parole e sembianze di amicizia. Durante la quale legazione, ignorando quel che risponderebbe il Papa ad Emmanuele, e che potrebbe ottenere l’Austriaco, temporeggiò tanto nella Pentapoli. Ma non appena si certificò, che Alessandro non erasi punto inchinato alla profferta del Greco, ruppe le pratiche, che teneva col medesimo per mezzo del Duca d’Austria, e condusse l’esercito ad osteggiare Ancona, che come fu detto, era tutta del Greco.

Ancona era ottimamente munita di mura e bastioni, presidiata dai Greci, con molta vigilanza guardata dai cittadini: e di qual virtù fossero questi sarà detto appresso. Aveva libero il porto, perciò larga la via a vettovagliarsi: lungamente poteva resistere. Federigo credeva fosse città da ottenersi con un primo affacciarsele sopra delle sue milizie. Fece costruire molte opere militari per un ordinato assedio: misurò le forze con gli Anconitani. Ma dopo tre settimane si avvide, che quello era osso assai duro pe’ suoi denti, e che altro era assediare città, come Milano, lentamente espugnabile per fame, altro una città come Ancona, che sulle acque del mare non trovava Tedeschi. Tra per la difficoltà dell’impresa, e le novelle, che gli giungevano di Roma, tolse l’assedio, contentandosi di una grossa taglia, con cui gli Anconitani comprarono la loro libertà1.

Mentre Barbarossa logorava il tempo, aspettando l’esito delle pratiche col Greco, e tentando Ancona, una mutazione avveniva tra’ Romani. Li vedemmo come disertassero il buon Pontefice per miserabile mercede di danaio. Ora avvenne che gli abitanti di Albano e di Frascati, raccogliendosi sotto la imperiale protezione, rifiutassero al Papa il consueto tributo. Questo tributo era stato sempre alimento di nimicizie tra essi ed i Romani, i quali non per

  1. Card. Arag. Vita Alex. III. p. 457.