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208 | della lega lombarda |
siero di Dio, per cui combattevano quelle. Lo stesso Arcivescovo Oberto Pirovano, l’Arciprete di Milano Cardano, Caldino Sala Archidiacono, Algisio Pirovano Cimiliarca. Questi vedendo a che disperato termine si trovassero, tolto il consiglio, fermarono, doversi solo nella virtù della mano procacciare salute, confidarsi tutti nella fortezza dei loro animi, col ferro sgomberarsi la via. Così dissero e fecero. Tutti si votarono a morte a non contaminare con turpe dedizione il loro nome e la dignità della nobilissima patria. Tutta la notte si passò in veglia ad apparecchiare le armi e quanto fosse mestieri alla battaglia che erano per appiccare, ed a preparare le anime, che erano per rendere a Dio, con ogni argomento di Religione. Nel che prestavano una calda e pietosa opera Oberto e gli altri sacerdoti. Oh che notte fu quella! io l’avrei voluta sfolgorata da mille soli! Al rompere del dì a mezzo degli accampamenti l’Arcivescovo sagrificò per la salute dell’esercito; e tutti, confessate le loro colpe, ne vennero santamente assoluti. Allora si diè nelle trombe per attaccare la giornata, ed il cigolìo del Carroccio, che si muoveva, fece tutti risentire Italiani1.
Le insegne e bandiere militari usarono sempre tutti i popoli negli eserciti: il Carroccio fu solo degl’Italiani. Ariberto Arcivescovo di Milano nel tempo che era in guerra coll’Imperadore Corrado, lo inventò nell’anno 10392. Era questo Carroccio un carro di grandi forme che andava su quattro ruote massicce tratto da altrettante paia di buoi. Recava sopra, come castello di legno, una torre quadrata tutta addobbata di drappi di color cremisi e bianco (eran questi i colori della repubblica milanese) i quali scendevano a ricoprire ogni parte del carro, e de’ medesimi eran tutti coperti i buoi: in mezzo di quel recinto spuntava, come antenna di nave, un altissima trave, fermata con funi, che dalla
- ↑ Sir Raul = Otto Morena — Trist. Calchi.
- ↑ Arnulphus Hist. Mediol. lib. 2. c. 16. S. R. I. vol. IV.