Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
prologo | 17 |
stavano furono generatori di una novella Poesia. Ma da che quella sete di gloria? quell’andare in procaccio di pericoli, che superati per virtù del cuore e del braccio, rendevano un cavaliere la maraviglia del popolo? Non da altro che dall’amore donnesco, essendo la virtù militare, come più contrapposta alla mitezza muliebre, la più grata mercede a comperare un cuore di donna. Le corti di amore, i tornei ed altre di queste istituzioni germaniche esprimono chiaramente la idea che fecondava il cuore della Cavalleria a generoso sentire; vale a dire, una idea che nasceva e moriva nel personale individuo, e non raggiungeva la magnificenza dell’individuo sociale. Infatti ove non erano guerre a combattere, i cavalieri si chiudevano tra gli steccati di un campo, combattevano tra loro, spesso morivano pel benigno riguardo di una femmina che volevano possedere. Era dunque la virtù militare un bisogno prodotto dalla natura dell’individuo, ossia dall’amore donnesco, che è l’amore di noi stessi da conservarci nella specie. Perciò era una virtù plastica, che sempre racchiudeva il vizio della materia. Gl’Italiani non ebbero Cavalleria; le loro patrie infondevano ne’ petti la virtù. Su le mura di quella torreggiava una idea che innamorava tutti i cuori, a tutti si dava in premio, e li sorreggeva nella guerra. Il valore guerresco degl’Italiani era un bisogno non prodotto dalla natura dell’individuo personale, ma dall’individuo sociale, ossia dall’amore della patria, che è l’amore di noi stessi perfetti nel complemento della società. Perciò la virtù tutta estetica non involgeva vizio materiale, perchè purificata dalla santità della ragione, che come fuori dell’individuo, imperava dall’assoluta morale.
Adunque nel mondo germanico la virtù militare (poichè in quello non era altra palestra ad esercitare l’uomo, che la forza materiale) non era una ispirazione del cuore compreso della coscienza di un principio morale più nobile dell’uomo stesso, come semplice individuo. Infatti a muovere gli uomini a generosi fatti, fu mestieri collocarli sotto