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Vittore. Federigo non osava toccarlo, perchè santo, anzi dovette sostenerne in silenzio le aspre rampogne in Besanzone, e gli avvertimenti a cessare dalle persecuzioni contra i cattolici. Alessandro risaputo del suo zelo, se lo fece venire in corte; e trovatolo opportuno alle cose d’Italia, lo spedì predicatore per le città di Toscana e di Lombardia. Egli egregiamente adempiè la ricevuta deputazione. Entrava nelle città seguito da molto popolo tratto dalla venerazione che gli portava, e dalla notizia de’ miracoli che operava. Con accese parole racconsolava i perseguitati cattolici, raffermava i dubbiosi, tuonava come un profeta contro i partigiani dell’Antipapa1. Mescolati i negozî della ecclesiastica e civile libertà, non è a dire che bei frutti recasse la predicazione di questo santo, sollevando le menti del popolo all’idea della religione. Anzi pareva che i Cieli favorissero questa popolare educazione, conducendo a quei dì ad una terribile fine Arnoldo Arcivescovo di Magonza. Pensando a que’ tempi, non è difficile lo immaginare come e quanto fortemente scuotesse le menti del popolo quello che verrò contando.

Il conciliabolo di Pavia non erasi chiuso con tanta tranquillità di atti da non attrarre l’attenzione degl’Italiani. Enranvi stati Vescovi riluttanti all’Imperadore, eravi stata la forza. Ricordavano tutti i fatti di Arrigo con Gregorio VII; sapevano tutti che cosa fosse investitura. Il risapere solo che l’Antipapa aveva in quel convento ricevuta l’investitura del papato da Federigo colla tradizione dell’anello, bastava a scandolezzare anche i meno teneri delle cose di Dio. Conoscevano tutti Arnoldo Arcivescovo di Magonza, tra per l’alta dignità sua, e per la scellerata opera che aveva messo ad ordire quella pestilenziale scisma. Primo segnò del suo nome gli atti del conciliabolo. Ora tornato costui in Magonza, incominciarono a venirgli certi avvisi di vicina morte, che gli macchinassero i Magontini. Un santo Abate Cister-

  1. Bolland. Acta SS. 8. Maji.