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libro terzo 201

giustizia e la libertà della Chiesa. Fece correre innanzi monitori e preghiere a tornare in buona via il Tedesco, e vedendo come non facessero frutto, anzi questi peggio perfidiasse nella scisma, nel dì della Cena del Signore, presenti Vescovi e Cardinali, gli gittò al collo il laccio della scomunica, come a principale persecutore della Chiesa di Dio; sciolse del giuramento tutti coloro che gli si erano obbligati; e ribadì l’anatema già lanciata ad Ottaviano coi suoi fautori. Allora sì che respirarono le città Lombarde, che volevano mantenersi libere. Federigo non era più per loro un Imperadore, ma un ministro del Diavolo1; i sagramenti, con cui si erano obbligati verso di lui, risoluti dal Papa, non più ritenevano i poveri di spirito, e lasciavano rifluire ne’ petti de’ forti libera la vita. Al contrario quelli che seguitavano la parte imperiale, presto o tardi dovevano vergognare della mala vista che davano come nemici di Dio e della Chiesa; e l’ira municipale doveva a poco a poco mortificarsi per conforto di Religione. Da questa salutevole scomunica del Barbarossa, più che da altra cagione, è a derivare quell’unito e stretto consenso delle città Lombarde, che ordirono la famosa Lega.

Aiutava il santo e leale Pontefice a queste disposizioni degli animi italiani, adoperando un uomo, che a quei dì aveva fama di grande santità, e tenuto operatore di miracoli. Era questi Pietro Arcivescovo di Tarantasia. Costui Borgognone di patria, monaco dell’ordine di Cistello, poi Arcivescovo di Tarantasia, fu il solo negli stati di Federigo che con vera libertà vangelica a fronte levata si opponesse alla scisma. Andava per le vicine province predicando il vero Papa, e stornando gli scismatici dal tener dietro a

  1. Lo stesso Radevico, che avea condotto la sua Cronaca fino a questi tempi, adulando sfrontatamente il suo divino Augusto, tronca il racconto ed abbandona il lettore; perchè non gli reggeva l’animo d’idolatrare più Federigo, reso così brutto dalle furiose smanie di persecutore della Chiesa. Il Canonico ebbe ragione.