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196 | della lega lombarda |
colati dalla maraviglia. Dal recarci poi all’imperiale curia per udir sentenze, siamo rattenuti dalla canonica tradizione, e dalla reverenda autorità de’ Padri. Che se ai Principi è vietato l’intromettersi nei negozi delle peculiari chiese, cessi Iddio che per nostra ignoranza o fiacchezza questa peste si appigli all’Imperadore, e che lasciamo andare schiava la Chiesa universale, già ricompra del prezioso sangue di Cristo. La libertà della quale tutelarono anche col sangue i padri nostri; e l’esempio loro ci tempera dentro così forte il cuore, da tener fronte a qualsivoglia più disperato pericolo.» Queste parole dette con buon nerbo di spiriti e di voce, cacciò via dalla sua presenza gl’inverecondi messaggi, e con questi il truculento Ottone Conte Palatino; i quali pieni di rabbia difilarono a Segni, e andarono a gittarsi ai piedi di Ottaviano, adorandolo vero Papa1.
Federigo teneva per fermo che le sue lettere convocatrici del concilio avessero dovuto muovere tutti i Vescovi non solo della sua signoria, ma anche di Francia, di Spagna e d’Inghilterra. Egli malamente si appose, tra perchè gli altri Principi non dubitavano che Alessandro vero Papa fosse, nè avevano onde perfidiare, come egli faceva, a non tenerlo tale; e perchè celeri Legati erano stati spediti da Alessandro alle corti di Occidente ed a quella di Costantinopoli, a porre in chiaro la cosa, ed a rattenere nella unità della Chiesa i Principi2. Per la qual cosa de’ moltissimi Vescovi che s’imprometteva accorrenti al concilio, non n’ebbe che un cinquanta; cioè il Patriarca di Aquileia, nove Arcivescovi, ed un trentotto o trentanove Vescovi; e di questi anche pochi misero il loro nome a piè degli atti del conciliabolo. Però di quanti v’intervennero, non fu pur uno che recasse in animo dubbio della legittima elezione di