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libro secondo 169

aprirsi l’opportunità di un conflitto su le mura e di una calata nella città.

Adoperò all’uopo un gatto di smisurata grandezza. Era il gatto come castello di legno con intorno forte tessuto di vincastri e copertura di cuoi, che battuto da’ sassi ne ammortiva i colpi. Manesco e volubile per tre ruote, che lo facevano andare a posta di chi il traea. Si appressava alle mura della città tanto, che i soldati che portava, potevano assestar bene i colpi su i difensori, ed anche gittar ponti a scendere nella terra. Ora Federigo volendo trarre un di questi gatti assai vicino alle mura, ed impedendolo il fosso, ripianò questo di botti ripiene di sabbia, e così gli raffermò la via. Mentre questo gatto si appressava alle mura tratto da noderosi Tedeschi, muovevano il lor castello i Cremonesi, perchè fossero distratti in più siti i difensori. Ma non furono giunti quei castelli alla sponda del fosso, che in un subito i Cremaschi smascherarono sulle mura ben cinque mangani e moltissime petriere, con cui fecero un tempestare di macigni così fitto da far temere al Tedesco lo scassinarsi di quelle macchine.

Si rodeva dentro della rabbia il Barbarossa, a vedere come gli fallissero quegl’ingegni, cui teneva raccomandata la vittoria; e tra per la selvaggia natura che aveva, e per le furibonde smanie, proprie solo de’ prepotenti, si avventò ad uno scellerato partito, che penerei a credere vero, ove nol contassero uomini affezionatissimi a lui. Tra gli ostaggi e i prigionieri che aveva, Cremaschi e Milanesi, fece prendere alcuni e legare su per le facce di quel gatto o castello, onde accostato che fosse alle mura, quei della terra si tenessero dal trarre colle macchine per pietà de’ loro o congiunti o amici, che sarebbero stati sfracellati ad ogni gitto di pietra. Veniva accostandosi il terribile ingegno alle mura, e come ciascuno degli assediati potè ravvisare su di quello o il figlio o il fratello, fu un silenzio ed un fremito di pietà in tutti i cuori, che stavano in due tra la carità de’ congiunti e quella della patria. Allora si udì una