Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/16

12 prologo

della medesima, non andò loro tanto addentro nell’animo il bisogno di una grande individualità sodale. Sgravati dai Barbari della imperiale Monarchia dei Cesari, il rifuggire da altra monarchia, o da altro mezzo, che li avesse per unità di reggimento congregati in un sol corpo di nazione, fu meno l’opera degli infuriati irrompenti settentrionali, che della loro propria indole. Nè l’esempio della monarchia longobarda potè educarli ad unità: che anzi furono le loro menti più fortemente colpite dalla moltitudine de’ Ducati e de’ Gastaldati longobardi, che dalla solitudine dei Re di Pavia. Per la qual cosa come incominciarono gl’Italiani ad uscire dalla immediata soggezione de’ Longobardi, per venire in quella più lontana de’ Tedeschi, appunto per la lontananza degli imperanti, ebbero agio di prendere forme ed ordine di reggimento, cui venivano più confortati dalla natura. Le città si divisero, si moltiplicarono i confini, e ciascuna ebbe leggi e maestrato a se, perchè ognuna si teneva in punto di sovrana. E siccome gli animi erano desti ed attenti, perchè nel paese circondato dall’Alpe e dal mare non fosse un centro, che attraendoli, li dispogliasse di quella sovranità; così nelle peculiari città fu gelosissima cura che non ve ne fosse un’altra, che scemasse nei cittadini la personale sovranità, che è nella libertà individuale. Quindi accanite guerre municipali per tutto il paese, democrazia nelle città.

Le molte Repubbliche, che sorsero nel nostro paese, sono il documento più bello della ricca individualità morale degl’Italiani. Piegarsi a monarchia è facile, difficile il reggersi a comune; ed una ordinata Repubblica fu sempre l’opera di una consumata civiltà. Perciò è una vera maraviglia vedere un popolo rotto, sgominato, affranto da straniera barbarie, sorgere confidente su le rovine della Monarchia dei Cesari, ed edificare Repubbliche. Io non dico che queste fossero immuni da’ vizî, fermate sempre su l’eterno fondamento dell’Ordine: le tempestavano al di fuori le razze forestiere, la febbre delle gelosie al di dentro. Ma dirò sem-