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140 | della lega lombarda |
milanese. Voleva questi punire i tornati come trasgressori della militar disciplina; ma fu rattenuto dai Baroni. Qual fuoco poi di vendetta gli bruciasse dentro dell’animo contro Milano, dopo quel fatto, l’immaginarlo sarebbe sempre meno del vero1.
Mosse finalmente Federigo gli accampamenti, e diviso l’esercito in sette grandi legioni venne ad assediare Milano. Distribuì gli alloggiamenti. Egli prese stanza nella chiesa d’Ognissanti, che apparteneva ai Cavalieri Templari; intorno campeggiavano le milizie che conduceva. Il Re Boemo nel monastero di S. Dionigi, l’Arcivescovo di Colonia in S. Celso; tra questi tre principali alloggiamenti si svolgeva tutta l’innumerevole oste. E prima opera cui si dettero si fu quella di ben munire gli accampamenti di fossi e steccati per guardarsi dalle sortite degli assediati; ed anche perchè non pensando potersi ottenere quella vasta e bene affortificata città per viva oppugnazione, prevedevano molto prolungarsi l’assedio1. Sorgeva Milano in una vasta pianura e non signoreggiata pure da un poggio. Salde e ben condotte le mura intramezzate da torri che fronteggiavano la campagna, le proteggeva ai piedi un fosso molto affondo con entrovi l’acqua. Se è a prestar fede a Ricobaldo da Ferrara2, un cinquanta mila fanti e sette mila cavalieri stavano a guardia della città. Ne avevano la condotta provatissimi capitani: Uberto Conte di Sezza, Anselmo Conte di Mandello, Auderigo Cassina Conte di Martesana, e Rinaldo Marchese d’Este preposto alle milizie mercenarie. Erano in quell’anno Consoli Ottone Visconte, Goffredo Mainero, Arderico da Banate. Se le provvigioni da vivere fossero state sufficienti al numero de’ rinchiusi, certo che Federigo nè per patti, nè per forza avrebbe ottenuta Milano. Poichè dentro era il fiore dei battaglieri italiani, ed un vecchissimo