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libro secondo 133

sola via, era un’affamarla, chè non sarebbe stato paese, per cui dava, sufficiente alle vettovaglie. La divisero in quattro parti, e per quattro differenti vie la fecero cadere in seno alla povera Italia. Arrigo Duca d’Austria, e l’altro di Carinzia conducevano la prima schiera, tutta di Ungheresi, e ne formavano il nerbo un seicento provatissimi arcieri; tennero la strada di Canale, del Friuli, e della Marca Veronese. Bertolfo di Zaringen Duca di Borgogna colla seconda di Lorenesi e di Borgognoni valicò il S. Bernardo. Un nugolo di Franconi e di Svevi dettero per Chiavenna e pel lago di Como. Federigo accompagnato dal Re di Boemia, da Federigo Duca di Svezia e dal fratello di costui Corrado, Conte Palatino del Reno, e da numerosa turba di magnati tedeschi, calò con la quarta schiera in Italia per la valle dell’Adige. Di Conti e Baroni in tutto l’esercito era un subbisso; non vi mancavano i Vescovi, tra i quali primi gli Arcivescovi di Treviri, di Colonia e di Magonza1. Spazzava il cammino all’esercito il Re di Boemia, il quale, trovata Brescia in armi, e per nulla spaventata dall’innumerevole esercito che le veniva sopra, incominciò a combatterla, mentre appresso gli veniva Federigo; il quale sciolto ogni freno ai suoi Tedeschi, mandava tutto a sacco ed a fuoco il territorio Bresciano. Brescia dopo quindici dì di resistenza si arrese a patti, non soccorsa, dando sessanta statichi, ed una grossa quantità di danaio2.

Ragunato tutto l’esercito nel Bresciano, Federigo bandì alcune leggi ad infrenare la licenza de’ soldati, le quali rendono assai bene l’indole sua e della gente che conduceva3; e con una acconcia diceria spose la sua mente ai Baroni intorno alla guerra che intraprendeva. Rendeva grazie a Dio, perchè avendolo assunto a suo ministro e rettore dell’Imperio, lo avesse ad un tempo circondato della loro

  1. Idem lib. 1. c. 25.
  2. Otto Morena p. 1005.
  3. Vedi Docu. A.