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tona dicono salute. Assai ci gode l’animo, e ne vogliam consapevole tutto il Romano Impero, come la città vostra, che da indi innanzi a buon diritto direm nostra, sia stata ristorata sotto i nostri auspicî, e per l’opera, le fatiche e le cure di tutti i nostri cittadini affortificata di mura, e, la mercè divina, condotta in più fiorente stato. Per la qual cosa vi mandiam per ora tre civili insegne della nostra fratellanza: una tromba, perchè ne usiate a dar segno della vostra virtù nei parlamenti, e nelle assemblee del popolo da radunarsi. Una bandiera con croce rossa in campo bianco, a significarvi liberati dalle mani di cruenti nemici, e introdotti negli albori di novella vita; eziandio ornata della immagine del Sole e della Luna, perchè come questa trae luce da quello, sappiasi come Tortona tragga di Milano vita e fortezza. Aggiungiamo a questo un suggello, che reca scolpito la effigie delle due città, onde ovunque arrivino le vostre lettere con quella impronta, dichiarino, come noi siamo di un solo cuore, d’un anima sola»1. Oh che greca fragranza si esala da questi due fatti! Appresso gli altri popoli, e specialmente quelli che volevano in quel tempo padroneggiare in casa nostra, il dare in dietro nella battaglia sarebbe stato punito col taglio delle membra, o con altra corporal pena: l’allegrezza per una città maravigliosamente risorta sarebbesi significata col correrle sopra, che avrebbe fatto il Principe, per aggiustarle il giogo sul collo, e ricordarle il debito del servaggio. In Italia la sola durevole pubblicazione del fatto, ed una bandiera donata a simbolo di fratellanza bastava alla punizione de’ vili, al guiderdone dei generosi; perchè l’Italia era già ratta dall’amore della libertà nel cielo dello spirito, mentre gli altri, come cosa, dormivano nel sepolcro della materia.

Mentre i Milanesi rimettevano al fianco di Pavia quella molesta spina di Tortona, e ripigliavano il sopravvento su

  1. Tristani Calchi Hist. Patriae. lib. VIII.