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libro secondo 107

uccisi sul campo. Della quale vittoria inorgogliti i Pavesi, al rompere del nuovo dì con furia investirono la città, ed una più gagliarda virtù opposero loro i Milanesi. Nell’impeto dell’assalto vi entrarono due insegne, facendo di quelli grande uccisione. Ma i Cieli riguardavano benigni la fratellevole carità di Milano verso Tortona. Sopravvenne improvvisa una pioggia, la quale rammollendo il terreno, rendeva lubrico, malagevole a tenervisi il bordo dei fossati, su di cui combattevano i Pavesi. Per cui vennero ributtati, e cacciati fuori a furia di sassi; e non pensarono a tornarvi1.

Cessata l’oste Pavese, e scambiate le milizie con altre fresche venute da Milano, con più ardore si condusse il rilevamento di Tortona. Non solo il censo del comune, ma anche il privato si offeriva alla virtuosa opera. I cavalieri davano i lor cavalli a trasportare dalle rive della Scrivia la sabbia necessaria al cemento, i pedoni recavano su le spalle la calce. In pochi mesi Tortona risorse, munitissima di forte mura2.

E qui noterò due fatti, che mirabilmente provano la nobilissima anima che già era dentro a queste Repubbliche Lombarde, avvegnachè brutte e sanguinose ci appaiano di fuori nella ferocia municipale. Nell’assalire che fecero i Pavesi que’ di Milano in Tortona, furono alcuni tra questi, ed erano de’ capi, che sfidati di resistere, vilmente si rifuggirono nella chiesa, abbandonando la battaglia. Risaputosi in Milano, decretarono i Consoli, venissero scolpiti i loro nomi su la faccia della stessa chiesa a vergognoso monumento della loro fiacchezza3. E poichè fu tornata in piedi Tortona, e tornatovi il popolo, furono alla medesima scritte queste fratellevoli lettere dai Milanesi. «I Consoli, ed il Popolo di Milano ai Consoli ed a tutto il popolo di Tor-

  1. Otto Morena, p. 983 — Sir Raul. p. 1175. — Bottazzi cap. XIII. p. 284 e seg.
  2. Sir Raul. p. 1177.
  3. Id. ib.