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surmontées d'arcades, et l'originalitè, la grâce de cette architesture ainsi renevoulée ne peuvent s'exprimer1.

Buschetto, fu il primo architetto del Duomo di Pisa, emerge per uno strano miscuglio di gloria e di mistero.

Si vuole che, quando rialzò a Roma l'obelisco di Nerone, i poeti cantassero le sue lodi a voce spiegata: dieci giovanetti, disse uni di costoro, poterono, grazie al genio di Buschetto, sollevare colle loro mani un peso, che mille paia di buoi avrebbero a mala pena potuto scuotere.

Ch’egli abbia dato i primi piani del meraviglioso tempio risulta da una nota iscrizione, ma che le forme architettoniche, quali sono presentemente, sieno quelle disegnate da Buschetto, è forse lungi dal vero. In confronto alle precedenti il Duomo è tale opera ardita e nuova da non poter essere concepita d'un tratto senza che essa di riconguiunga alle costruzioni non solo dei suoi antecessori ma anche dei suoi contemporanei. Michelangelo stesso, osserva il Cavalcaselle, per quanto sieno sublimi le sue opere non spiega se non dolo il Ghirlandaio ed il Donatello, così come il Perugino e la scuola toscana a Roma ci spiegano Raffaello nelle diverse maniere. L'arte non va a salti ma è stata e sarà sempre evolutiva.

Gli edifici toscani, quando Buschetto iniziò i lavori, ancora non erano

  1. Taine, Voyage en Italie, Vol. II, pag. 65. Paris, Librairie Hachette et C. 1S95.