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Non sempre arrise loro il favore dei giudici ed una strana ritrattazione di Itocorre di Gallura ci fa conoscere che fosse nelle abitudini dei suoi antecessori l'uccidere e lo spogliare questi missi dell'opera di Santa Maria1.

Ma dalla sua influenza sui giudicati, Pisa non solo si giovò per ottenere elargizioni e concessioni a beneficio della primaziale ma di essa si valse anche per aver nell'isola buoni materiali da costruzione per l'erigendo tempio.

I Pisani, grandi spogliatori di marmi e di sculture delle rovine delle antiche civiltà e resisi celebri per il gusto, con cui sapevano scegliere il bottino, trovarono una miniera nelle rovine di Olbia e di Torres e nelle cave di S. Reparata in Gallura. Ettore Pais rinvenne ed illustrò nel Duomo di Pisa molti di questi frammenti incassati nelle terse muraglie del marmo dei Monti Pisani2.

Le cave di Santa Teresa di Gallura provvidero il Duomo ed il Battistero di belle e granitiche colonne che possono gareggiare con quelle di Baveno.

Nella facciata ornata di cinque ordini di gallerie poggianti su centinaia di colonnine, tutte diverse e tutte squisitamente eleganti, Pisa ricorda in una metrica iscrizione le vittorie riportate sui lidi sardi contro i saraceni e la conquista della Sardegna3.

Più tardi un monaco sardo, Fra Domenico, un artista complesso che per le molteplici forme del genio suo par che preannunzi il sommo Leonardo, dipinse verso la metà del XIV secolo alcune vetrate del tempio pisano4.

  1. Et nullum missum sante Marine occidere vel occidere faciam, neque capiam vel capere faciam, et si aliquis fecerit justitiam inde faciam. Pergamena dell'Archivio della Primaziale di Pisa, a. 1115 riportata dal Tola nel Cod. Dipi. Sardo, Sec. XII, n. 201.
  2. E. Pais, Prefazione alla Silloge epigrafica olbiense, di P. Tamponi, Sassari Tip. Dessì, 1895.
  3. HIS MAIORA TIBI POST HAEC CLARA DEDISTI
    VIRIBVS EXIMIS CVM SUPERATA TVIS
    GENS SARACENORVM PERIIT SINE LAUDE STORVM
    HINC TIBI SARDINIA DEDIT SEMPER EGIT
    A. D. MXXXIII.
  4. Di quest'artista scrisse l'ignoto annalista del Convento di Santa Caterina di Pisa, dipingendolo soave cantore, eccellente miniatore ed abile pittore: Frater Dominicus Sardus de Pollinis Kalaritani fuit valde gratiosus et probus. Starvissimae conversationis, cantabat bene, seribebat pulchre et fenestras vitreas operebatur optime. (Cronaca del Convento di S. Caterina n. CC).