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nuova giovinezza dell'arte, contengono quasi tutte le forme decorative ed architettoniche, sulle quali modellaronsi quelle di Sardegna.

E quest'architettura così rinnovata Pisa svolse in Sardegna con innato e squisito sentimento dovunque la potestà apponeva le sue armi e gli artefici suoi scolpivano la Madonnina.

I marmorari toscani chiamati dai giudici e trascinati a svolgere come i maestri comacini, da cui derivarono. la loro attività in lontane regioni, eressero chiese dalle linee sobrie e corrette, rese leggiadre con fasce ornate di quell'acanto, i di cui caulicoli mai inaridirono nell'arte toscana.

Mentre queste aspirazioni altrove si estrinsecavano nelle residenze del principe e nel palazzo del Comune, costruzioni rudi e massiccie, nelle quali una bifora era sufficiente ad esprimere l'innata gentilezza delle popolazioni. che vollero erigerle, in Sardegna le condizioni di coltura e di governo non permisero alcun'opera che assurgesse a monumento civile.

I fasti della Reggia d'Ardara e della Corte d'Arborea, che si vollero ritrovi di squisite ed intellettuali eleganze, dove per poco non si faceva aleggiare come nelle corti della Rinascenza l'umanesimo di Marsilio Ficino. ed il gusto di Lorenzo dei Medici, non resistono ad una spassionata critica.

Questa fioritura architettonica nella nostra isola ha un'importanza non lieve per la storia dell'arte non solo di Sardegna ma di Toscana, perchè le nostre chiese medioevali, pur essendo di ristrette dimensioni, assurgono a tale ideale di finezza e di leggiadria nei dettagli architettonici ed ornamentali da ritenere negli artisti che li scolpirono una genialità ed una valentia non comune.

Un altro pregio rende questi edifici oltremodo interessanti: il non aver subìto, cioè, che lievi modificazioni, per cui quello stile che in Toscana precedette l'architettura del Duomo di Pisa, di S. Paolo in Ripa d'Arno, di S. Michele in Borgo. di S. Caterina e di cui non rinvengonsi