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e dalla pastorizia, ma per deficenza di braccia, spazi amplissimi di territorio rimangono incolti e su di essi (saltus, montes) lo stato esercita un supremo dritto di dominio. Accanto o dentro queste immense estensioni sono terreni ridotti a coltura intensiva (scolca), che fanno capo alla villa, dove abitano i proprietari di detti terreni1.

Altre notevoli estensioni di terreni venivano coltivate sotto l'immediata direzione economica del Signore e di esse è centro la domus, un complesso di case rustiche, con terre coltivate e chiuse, con campi, vigne, con animali e sopratutto con servi (servos et ankillas, terrales, homines) destinati alle opere del suolo e legati ad esso.

Si aveva in tal modo una specie di azienda agricola, che per dipendere direttamente dal Signore (donnu) veniva chiamata dominicalia o donnicalia.

Non si ha traccia di mercato anteriormente alle conquiste delle repubbliche di Genova e di Pisa e gli scambi e i pagamenti si compiono con prodotti di natura, con servi e con animali. raramente colla moneta e questa è sempre moneta straniera, bizantina. genovese o pisana.

È una società ritornata. quasi per reversione spontanea, alle forme primitive dell'economia e del dritto che lentamente e faticosamente si evolve verso una più intima trasformazione.

In ambienti così poco evoluti rispetto a quelle rinascenze d'energie e di coltura che già svolgevasi in Italia, massima dovea esser la decadenza in tutte le manifestazioni della vita civile. L'arte costruttiva era affidata a servi, che, prendendo a modello le forme architettoniche bizantine, le aveano grossolanamente adattate alle nuove strutture romaniche. Una carta in volgare dell'archivio arcivescovile di Cagliari ricorda la donazione fatta a Pietro Pintori vescovo di Suelli di chiese erette da servi fazzumi carta pro sancta Lukia d'Arigi, ki fabricarat Mariani Mellu, serbu de Cumida de Serrenti e più sotto fraigarunt serbus de donnu Arzoccu de Lacon, Basili e fradis suus.... 2.

Queste chiese non assurgono ad eccellenza d'arte, consistendo per lo più in quattro muri rivestiti di cantoni e ornate di cerchetti pensili sorretti ognuno da mensoline, costituenti quel noto motivo decorativo che gli architetti ravennati usarono nelle chiese di Ravenna e che poscia

  1. A. Solmi. La Costituzione Sociale ecc. ecc., pag. 26.
  2. A. Solmi, Le carte volgari dell'Archivio Arcivescovile di Cagliari, pag. 17.