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secolo, altri artefici usarono per scolpirvi forme iconografiche con arte gotica.

In uno è rappresentato Daniele nella fossa dei leoni. La storia di questo profeta, che per aver ucciso il drago adorato dai Babilonesi fu precipitato nella fossa delle fiere, dove restò incolume sei giorni, è raccontata nei libri santi e costituì un soggetto biblico caro agli artisti delle catacombe e delle prime sculture cristiane.

Il profeta in queste rappresentazioni, ordinariamente nudo come nel sarcofago di Giunio Basso, leva le mani al cielo in attitudine di preghiera, avendo a lato due leoni, benchè i testi ne menzionino sette.

I cristiani, riproducendo questa scena, ripromettevansi di presentare in simbolica rappresentazione la risurrezione gloriosa promessa ai cristiani perseguitati e perseveranti nella loro fede.

Nel quinto secolo il profeta non è più nudo, benchè si continui la stessa forma iconografica, e fu solo verso il secolo VII che la scena si amplia. attenendosi più rigorosamente ai testi sacri.

Nella nostra scultura Daniele con la testa nimbata è assiso in trono, stendendo una mano. ad un grappolo d'uva, mentre i sette leoni, tre da una parte, quattro dall'altra, sono accovacciati ai piedi del profeta. Nello sfondo la figura del re Dario il Medo (Ciassarre) circondato da armati completa la scena biblica.

L'aver Daniele la testa nimbata ci dà modo d'appurare che la scultura è posteriore al VI secolo, poichè quest' attributo di santità presso i cristiani e di gloria presso i romani, impiegato come segno iconografico nelle immagini di Gesù al principio del IV secolo fu esteso alla Madonna ed agli angeli nel V secolo, agli evangelisti, agli apostoli ed ai personaggi rivestiti d'autorità sovrana nel susseguente secolo.

Il grappolo d'uva, nascente forse da qualche vaso ansato, è impie-