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e devesi alla fervida fantasia del Conte Boyl. La presunzione che questo originale distruttore delle antiche memorie abbia voluto rifare con nuovi materiali la originaria e cadente merlatura in modo che la nuova non fosse che una copia dell'antica, è anche da scartare, perchè coll'attuale coronamento le mensole non avrebbero alcuna funzione.

Del resto il Boyl non poteva aver presente i merli originari, perchè un'incisione inserita nell'Itinerario del La Marmora, anteriore ai lavori e riproducente le corse di S. Michele collo sfondo della cittadella, ci dà modo d'appurare con certezza che il coronamento della Torre dell'Elefante era ai primi dello scorso secolo eguale a quello della Torre di S. Pancrazio, ossia senza merli e con un parapetto alto circa un metro dal piano delle mensole.

Per la torre dell'Elefante, improntata allo stesso tipo architettonico, che abbiamo rilevato nella torre di S. Pancrazio e di poco differente anche nelle dimensioni, valgano le considerazioni già esposte circa la forma originaria di questa. E che esse sieno conformi alle forme primitive oltre gli elementi stilistici e costruttivi, i quali possiamo facilmente riscontrare con quei che ci offrono le fortificazioni di Pisa, di Lucca, e di S. Gemignano, ce ne persuadono i pochi elementi grafici che tutt'ora si conservano, e fra questi in modo decisivo il disegno delle fortificazioni il quale, come si disse, si conserva nell'Archivio della Corona a Barcellona.

Da questo schizzo, tracciato con sicurezza da persona che dovette ben conoscere il Castello di Cagliari, si rileva che la torre dell'Elefante — lo orifay — aveva il coronamento a piombatoi con parapetto merlato munito di feritoie. La torre apparisce isolata e contornata da una cinta, in cui è aperta un'altra porta.

Questa bella torre è oggi oggetto di speciali cure per parte dello Stato ed io ho la fortuna di dirigerne i lavori di ripristinamento e di isolamento. Nella demolizione dei muri, delle volte e delle scale, che ne aveano alterato il primitivo aspetto, rinvenni sicure traccie di quattro impalcati. Sopra il porticato o sottopassaggio era un vano, per cui era possibile il sollevamento ed abbassamento delle saracinesche mediante funi attraversanti una feritoia e scorrenti su un rullo di ferro, murato con grappe di ferro.

Le saracinesche e le porte ferrate coi loro congegni si conservano tutt'ora in buone condizioni e costituiscono un insieme interes-