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Tutte queste particolarità costruttive colla loro forma e colle loro dimensioni risultarono dalle demolizioni: si rinvennero non solo tutte le buche d'incastro delle travi secondarie e le mensole di calcare — ottenendo in tal modo di conoscere esattamente il numero delle travi, la distanza fra l'una e l'altra ed i livelli degli impalcati — ma l'intere travi maestre colle mensole in legno e colle sottomensole in calcare. Vennero allo scoperto anche i montanti verticali degl'impalcati, tanto che nel primo piano mi riuscì a lasciar sul posto la colonna e la travata maestra a testimonianza dell'esattezza del restauro, rinversando l'immane peso sovraincombente, che non avrebbe potuto più sopportare le vecchie travi deteriorate, su un'ossatura di travi di ferro poggianti sopra una colonnina di ghisa, collocata in modo da non alterare l'originario aspetto del monumento.

In ogni piano sono dei grandi vani arcuati terminanti in feritoie all'esterno. Nel sottopassaggio sono diverse arcate munite in antico di porte e di saracinesche. Queste ultime scorrevano in scanalature, che sono tuttora visibili, e venivano sollevate dall'interno con funi, attraversanti una feritoia che rimisi in luce, rimovendo le murature che la chiudevano.

Da due lati della torre si diparte una prima cinta, la quale contorna un vasto piazzale, da cui per la porta sottostante alla torre si accedeva all'interno del Castello.

Questa cinta, mentre da un lato prospetta alla piazzetta, ora detta dell'Arsenale, per il rimanente limita al ciglio del burrone del Terrapieno