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La porta principale è romanica con arcate sagomate di trachite rossa, poggianti su capitelli rozzamente scolpiti. Essa venne costrutta posteriormente, forse dal vescovo Elia che trascrisse l'iscrizione di S. Lussorio.


Nei limiti territoriali fra Ula e Ghilarza, nello scosceso versante che dall'altipiano, in cui svolgevasi l'antica strada romana di Fordongianus, degrada al Tirso è un gruppo di casolari, fra i quali spicca la chiesetta medioevale dedicata a S. Serafino. I muri sono rivestiti di trachite rossa e sopra la porta è inciso la stemma d'Arborea, un albero sradicato, il più antico che si conosca fino ad oggi. Nel fianco a destra è una porticina architravata con arco di scarico contornato da una elegante cornicetta.

Nell'architrave di questa porta sono scolpiti con arte e tecnica primitiva due leoni che farebbero pensare alla scultura del XI secolo. L'arcaicità delle scultura è apparente e ciò non sfugge a chi è pratico delle manifestazioni artistiche isolane, che furono sempre in ritardo e che molto spesso costituiscono una reversione ad antiche forme.

La chiesetta di S. Nicola di Sigolai che s'erge in una collinetta a poca distanza da Senorbi, si contradistingue per il bel paramento in arenaria e per la bellezza e l'eleganza della bifora che sovrasta la porta.

Ancor di più semplici forme si manifesta Santa Maria di Castra, che si vuole fosse l'antica cattedrale della diocesi di Castra. Le prime memorie sui vescovi di Castra risalgono al XII secolo e la serie continua non interrotta dal 1231 al 1501, nel qual anno con bolla del 1503 la diocesi venne aggregata a quella d'Alghero.

È certo quindi che per oltre cinque secoli Castra fu sede episcopale, il che rende inverosimile che la chiesetta, che oggi si addita come l'antica cattedrale, abbia avuto tale dignità ecclesiastica che da per tutto portò ad abbellire ed ingrandire gli edifici dove essa si esercitava.

Non esprimo un giudizio ma emetto un dubbio che più estese ricerche permetteranno a me o ad altri di risolvere.

Sono prove dell'invadenza dei maestri del medio evo in quelle regioni, dove per la natura ancora primitiva dell'uomo ogni forma d'arte e di culto trovò sempre resistenza fortissima, le chiese di S. Saturnino di Benetutti, di S. Giovanni Battista d'Orotelli e di S. Maria