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il pulpito non era ancora smembrato e si conservava nel posto originario.

Quest'iscrizione, ch'erroneamente si volle riferire alla fondazione della Cattedrale di Cagliari, è riportata nelle opere dell'Esquirro, del Vico, dell'Aleo, del Cossu e, portandoci a tempi più recenti, del Lamarmora e dello Spano.

Nel Luglio del 1902, eseguendo alcuni assaggi per constatare le condizioni statiche della torre campanaria, rinvenni incastrata nell'angolo di levante un avanzo di fascia ornata avente inciso in grosse e belle lettere dello stesso stile di quelle del pulpito la parola decies, susseguita da un mozzata.

Indubbiamente questo frammento apparteneva all'iscrizione suddetta, la quale, a somiglianza di altri pulpiti medioevali, doveva svolgersi lungo una fascia posta immediatamente sopra le colonne.

Che la detta epigrafe fosse incisa nel pulpito risulta chiaramente dalle opere degli scrittori che conobbero la cattedrale nella prima forma, prima che all'attuale venisse ridotta da Monsignor Vico.

L'Esquirro nella sua opera Santuario de Caller ecc. trattando a pag. 202 del pulpito scrive che todo (il pulpito) tan bien esculpido y tan al vivo, que dudo hallarse en parte alguna, otro que fele eguale, pero parsenal de su bellesa, pusieron en el nombre del maestro, que lo hizo y el tiempo que estuvo haziendolo, esto se vee a la redonda del mismo pulpito, a la parte de basso con los versos que sigen: hoc gvillelsins opus prestantior arte modernis quator annorum spatio sed doni centvm decies sex mille dvobvs.

L'Aleo, che fu tanto minuzioso nel descrivere le cose del suo tempo quanto fantastico nelle narrazioni dei più antichi eventi dell'isola riferisce: La fabrica, y hecura de este pulpito, salio tan rica, y primorosa, que non solo dexava admirados, à todos los despus les versan, pero am el mismo Alvanil, o, scultor, que le labrò, quedo tan ufano y satisfecho que para perpetua memoria al derredor del mismo pulpito esculpio el lettere siguiente con letras de la grandeza de un dado, con el qual dexò expressado su nombre, el tiempo, y dinero que le gasto lor la dicha obra: hoc gyllermvs opvs prestantior arte modernis qvator anxorym spatio, sed doni centvm decies sex mille duobus, y trabucido en romanze resa lo seguiente: Esta obra la hizo Guillelmo, que fue el mas valiente y primoroso escultor de su tiempo: estunola trabajando quatro anos, y por premio, y paga le dieron seis mil y dos centos. . . . . no especifica que moneda fue.