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ed i camaldolesi, dovettero ritirarsi dall'isola di fronte all'invadentismo ed all'influenza sempre più crescente degli ordini dei mendicanti, spalleggiati dal governo aragonese, propenso a rimovere ogni istituzione che rammentasse ai sardi i rapporti avuti con Pisa e colla madre patria.

La chiesa di S. Michele di Salvenero non venne eretta dai vallombrosani, ma sussisteva alla sua inclusione nell'ordine. Chi sia stato il donatore s'ignora; tutto induce a ritenere che questi fosse il giudice Costantino che per la pietà sua e della consorte Marcusa di Gunale si rese benemerito verso gli ordini religiosi d'Italia.

Il Fara (Chorographia Sardiniae, parlando delle ville della soppressa diocesi di Ploaghe nomina Salvenero, ubi est antiquae structurae templum a Mariano Iudice conditum, et divo Micaeli sacrum, Abbatia Vallis-Umbrosae.... nunc a Monachis deserta1.

Indubbiamente il Mariano, cui si riferisce il Fara, fu il primo di tal nome che visse agli scorci del XI secolo.

L'assegnazione data dal Fara ha una certa quale conferma nei condaghi di recente trascritti dal Bonazzi, il che attesta ancor una volta quanto fosse scrupoloso ed esatto questo storico, che trasse dalle genuine fonti, molte delle quali sono ormai perdute, le notizie sugli uomini e sulle cose inserite nei suoi annali De rebus Sardois e nella Chorographia Sardiniae. Infatti al Comporu di cui al N. 312, riferentisi al Condaghe di San Quirico di Sauren i confini del salto acquistato incominciano daue sa ficu de scu Migali de Saluennor..... 2,

Tenendo conto dell'ordine cronologico di questi atti, così bene determinati dal Prof. Besta, questo conporu risulta eseguito sotto il giudice

  1. Fara, De Chorographia Sardiniae. pag. 81.
  2. Bonazzi, Condaghe di S. Pietro di Silki, pag. 73.