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interno ha due lati di m. 4,20 e gli altri due di m. 4,90. Sono tutt'ora visibili i fori, in cui erano incastrate le travi che originariamente sostenevano gl'impalcati: anzi di alcune di queste travi si conservano le testate.

Gli avanzi dei fabbricati circondanti la chiesa consistono in massicci muri, rivestiti di cantoni alle due pareti ed attestano della grandiosità e dell'estensione dell'antica canonica. I locali a pianterreno sono parzialmente interrati, trovandosi le mensoline in pietra. ch'erano sotto le travi dei solai, a due metri circa dell'attuale piano. Alcune traccie di bifore non possono che dare una pallida idea della struttura archi- tettonica di questi locali.


La disamina fatta delle diverse parti della Chiesa di Bisarcio ci dà modo di stabilire entro certi limiti d'approssimazione le vicende subite dall'insigne monumento.

Le carte del XI secolo menzionano una chiesa, di cui ora non sussiste alcuno avanzo1, La Cattedrale di Bisarcio, cui si riferiscono questi frammenti di condaghi, fu demolita interamente quando la si volle ricostruire sotto nuove e più belle forme.

L'annalista Fara nel De Chorographia Sardiniae, accennando alla diocesi di Bisarcio, scrive: nomen a Bisarchio sumiens, quae civitas in regione Anglonis destructa cum paucis casis cernitur, nulla antiquorum ardificiorum majestate servata, praeter templum testudinatum, et prisco artificio ex quadratis lapidibus a Torchitorio Iudice turritano constructum, columnis fultum et Divo Antiocho dicatum2.

Il Torchitorio del Fara governò il giudicato di Torres verso la seconda metà del XI secolo e perciò, se deve ritenersi esatta l'asserzione del dotto annalista probabilmente tratta d'antiche memorie a noi non pervenute, dobbiamo ammettere per gli elementi stilistici dei muri laterali e dell'abside analoghi a quelli di Saccargia e d'altri monumenti della prima metà del XII secolo, che all'attuale preesistesse altra e più antica chiesa.

Nell'abside e nei muri laterali della Chiesa di Bisarcio la purezza

  1. Tola. Cod. Dipl. Sard., Sec. XI, pag. 158.
  2. Fara, The Chorographia Sardiniae. pag. 88.