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sono separate le une dalle altre da arcate in pietra da taglio. In corrispondenza alle volte della navata centrale sono le voltine, egualmente a crociera, delle navate laterali, separate ancor esse da archi impostantisi sui pilastri isolati e su lesene incassate nelle murature.

Il vano della chiesa è piuttosto ristretto, ma l'architetto, elevando gli svelti pilastri a filari alternati, svolgendo le arcate a cunci di trachite rossa Oscura e di calcare bianco e gettando le volte con piccoli conci di pietra vulcanica leggerissima, seppe creare un'insieme così organico con un succedersi di arcate, di volte e di pilastri da render l'illusione, per chi esamini l'interno, che si stia in un tempio molto più vasio e grandioso di quel che non sia realmente.

Meritevoli di studio sono i capitelli dei pilastri, alcuni sagomati ed altri decorati con ornamentazioni floreali, che, squisitamente eseguite in calcare morbido, si conservano tanto bene da sembrare uscite da poco dal cantiere degli ornatisti.

La navata centrale è terminata dall'abside circolare, in cui la parete è rivestita con cantoni in pietra da taglio. L'interno della chiesa di Sorres non fu nè concepito, nè eseguito per esser affrescato ed infatti non lo fu mai, conseguendosi invece effetti grandiosi ed eleganti coll'alternatività dei filari bianchi e scuri e colle diverse strutture dell'edificio, messe in rilievo con maestria di forma e di tecnica.

Niente di falso, di superficiale in questa costruzione, in cui ogni elemento costruttivo rifulge da sè senza appiccicature di ornati, di sagome e d'altra forma decorativa.

Splendido esempio di quell'architettura organica a volte che segnò la più spiccata divergenza fra le forme costruttive delle basiliche paleocristiane e quelle delle chiese lombarde, l'interno della Chiesa di Sorres offre tale armonia di proporzioni, da indurci a ritenere che ad erigerla venisse chiamato uno dei più valenti architetti dalla fiorente scuola pisana.


Fino a pochi anni or sono davanti l'apertura dell'abside elevavasi una grande ancona che raggiungeva la sommità dell'arco e che con elegante e gotica architettura in legno riquadrava mediocri ed alterate pitture su tavola, ma per esser l'ossatura di legno marcita in modo da non poter resistere ulteriormente e da non potersi consolidare se Don rinnovando per più di due terzi le gotiche cornici la si rimosse dispo-