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Portotorres. In tre di questi capitelli rompe la rozza semplicità della sagomatura una grezza ornamentazione a forma di conchiglia, che fa pensare a incerti tentativi di nuove forme per parte di artefici educati ad un arte primitiva e disadorna.

Il frontone è liscio, ma originariamente in esso dovea svolgersi il motivo architettonico a false loggie, complemento indubbio delle linee sottostanti. Probabilmente le colonnine e gli archetti vennero rimossi quando eseguironsi quei lavori di modifica, nei quali la travatura a vista sostenenti il coperto venne sostituita da un pesante voltone a botte.

Nei muri laterali svolgesi la caratteristica decorazione romanica degli archetti pensili ed il sottostante e terso parmento in cantoni di calcare bianco, ora attenuato da una leggera patina dorata, è rotto unicamente da alcune finestrine, che l'artefice cercò di rendere più appariscenti con ornati geometrici grafiti più che scolpiti.

Queste finestrine differenziano da quelle che usualmente sono nelle chiese medioevali dell'isola per i davanzali sagomati, i quali del resto sono molto frequenti nelle finestrine delle chiese toscane e si possono osservare ad esempio nelle chiese di S. Alessandro e di S. Maria Cortcorlandini a Lucca.

La stessa cornice romanica ad archetti pensili che abbiamo rilevato nei muri laterali, si svolge nell'abside circolare diviso in due parti eguali da una lesena che prolungasi fino all'imposta dei due archetti centrali.

Malgrado i tentativi d'ornamentazione delle finestre e della facciata ogni forma d'arte sembra esulata da questa piccola e disadorna chiesa; pur tuttavia l'azione del sole cocente, stendendo con vaghe sfumature per il bianco rivestimento una leggera patina d'oro, diede alle vecchie mura un certo fascino. che è reso ancor più vivo nei tramonti dalle coppe iridescenti a fogliami verdi su fondo giallo, incassate nella facciata e nell'abside.


All'estremità dell'abitato di Terranova Pausania ed in prossimità al mare sopra una piccola prominenza granitica s'eleva la Chiesa di S. Simplicio.

Essa porta il nome di un martire, che, secondo la leggenda, sarebbe stato vescovo di Civitas e messo a morte nell'antica Olbia, la Felice, dall'imperatore Diocleziano.