Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/85


LIBRO SETTIMO — 1810. 81

altrove, considerando i mali e i pericoli che derivano dallo sciogliere i legami di natura e di società, ma fu di presente utilissima. Il brigantaggio nel 1810 teneva il regno in foco, distruggitore d’uomini e di cose cittadine; senza fine politico, alimentato di vendette, di sdegni, o, più turpemente, d’invidia del nostro bene, e di furore. E perciò raccogliendo in breve le cose dette, il brigantaggio era enormità, ed il general Manhes fu istromento d’inflessibile giustizia, incapace, come sono i flagelli, di limite o di misura.

XXX. Ed altro benefizio universale men pronto ma più grande si spedì nello stesso anno 1810, atterrando alfine la tante volte vanamente scossa feudalità, nè solo per leggi, ma per possessi; avendo diviso le terre feudali tra le comunità e i baroni, e dipoi le comunali fra i cittadini. Le quali cose aggiunte agli aboliti privilegi operarono che di quella macchina immensa non rimanesse alcun vestigio nel regno. Onde il deseriverla, quanto saprò brevemente, dalle origini al fine, sarà pregio della mia fatica; per que’ tempi (se tanto viveranno queste pagine) che divenuta antica l’età nostra, la feudalità sarà più lontana dalla memoria e dal pensare degli uomini.

Il principio di lei suol trarsi dalle invasioni dei popoli barbari negli stati civili di Europa; ma ella più vetusta discende dalla guerra, dalla conquista e dal mantenimento delle regioni e genti conquistate. Sino a che le guerre si movevano per nemicizia tra popoli o temporanea rapina, il vincitore uccideva, predava, distruggeva e tornava alle sue terre: ma quando delle guerre fu obbietto la durevole conquista, l’esercito fortunato, dopo le prime licenze (per soggettare i servi e tirar guadagno dal paese vinto) dettava forme di obbedienza e di società, indi leggi ed ordini, magistrati e regole, premii e doni a’ commilitoni, e, con altri nomi, feudi e baroni. Ma le costituzioni di quei governi variavano come la politica dei conquistatori e la civiltà dei conquistati; perciocchè tra gli affatto barbari non potendo la conquista essere durevole, la feudalità vi è impossibile, e su popoli civili e virtuosi lo stato di conquista non dura, la feudalità vi è passeggiera: ella solamente alligna nella mezzana civiltà sopra popoli corrotti ed infingardi. E poichè varie le origini, pur varie e molte sono state in Europa le specie di feudalità; ma io tolgo a trattare di quella sola che afflsse il regno di Napoli del quale scrivo le istorie.

XXXI. Al decadere di Roma, al doppio passaggio per la Italia di Alarico re de’ Goti, alle incursioni ed a’ saccheggi di Attila e Genserico, tra miserie e vicissitudini di guerre barbare ed intestine, ogni città soggiacque a mille varietà di sorte e di caso; differente il modo di governarsi, differenti le amministrazioni, le magistrature, le milizie, differente la civiltà di ogni popolo. Così era l’Italia al V secolo quando spuntarono i primi germi della seconda feudalità,

ii. 6