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72 LIBRO SETTIMO — 1809.

l’Italia tutta aveva comuni, esercito, leggi, interessi, speranze; che per cose non per nomi si legano i popoli; che vano e dannevole è il confonderli se i bisogni sono discordi, e che il lasciar Roma e Toscana quali erano innanzi, ovvero ordinarle a regni indipendenti o anche incorporarle a’ già ordinati regni d’Italia, faceva ostacolo, o meno (a mio credere) conferiva alla futura italiana unione: pensando a ciò, le molestie degl’Italo-Francesi potevano in alcun modo consolarsi col prospetto di più bello avvenire; e dirò concetto forse biasimato, ma pur vero; se la intolleranza della servitù è un supplicio presente, ma un bene certo e futuro de’ popoli, dessa nel 1825 (anno in cui scrivo) viene agl’Italiani dal dominio di Bonaparte, arbitrario, violento, ma pieno di effetti e di speranze.

XXI. In quel mezzo partirono prima il re, poi la regina verso Parigi, e credevasi per onorare il ritorno dell’imperatore Napoleone da guerra felicissima. Il re si fermò a Roma per rassegnare le schiere francesi e napoletane che presidiavano la città, e visitare castel Sant’Angelo e Civita Vecchia; da signore fu accolto e diè comandi, proseguì il cammino per Francia. Arrivò a Parigi al finir di novembre, poi la regina, già essendovi gli altri re o principi del parentado di Bonaparte, fuorchè Luciano nemico e Giuseppe guerreggiante in Ispagna; tutti adunati da Napoleone per grave caso di famiglia, lo scioglimento del matrimonio con la imperatrice, voluto da lui, diceva, per ragioni di stato, assentito da Giuseppina in sagrifizio alla Francia, approvato (sia per adulazione o per senno) da quasi tutti gli adunati parenti e dallo stesso vicerè d’Italia figlio di colei che ripudiavasi, disapprovato dal solo Gioacchino; il senato riconobbe il divorzio e il legittimò. Restò libera, mesta, scontenta la Giuseppina; libero anch’egli restò Bonaparte, gravato del futuro, e correndo col pensiero tutte le reggie europee.

Nello stesso congresso di famiglia, proposte per ispose a Bonaparte varie principesse, egli inclinava ad una della casa d’Austria perchè la più regia in Europa; inclinava Gioacchino ad altra della casa di Russia perchè la più potente; ma i pareri degli astanti seguirono il desiderio dell’imperatore, e l’arciduchessa Maria Luisa, figlia di Francesco I, fu scelta. Si tenne il voto secreto.

XXII. Il re stava in Francia quando le isole di Ponza e Ventotene da soldati napoletani e dal principe di Canosa che li reggeva furono abbandonate, non per alcun timore o sospetto, ma perchè le fortune di Francia e di Napoli non varierebbero per maneggi di polizia, ed era di troppo peso alla stretta siciliana finanza il dominio di quei due scogli. Trenta navi trasportavano in Palermo uomini, armi ed attrezzi di guerra; ma da furiosa tempesta combattute, qualcuna