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64 LIBRO SETTIMO — 1809.

di cui parte il general francese Miollis e ’l ministro di Napoli Saliceti, adunata in Roma, diede principio al cambiamento; il papa si chiuse ed afforzò nel Quirinale, il popolo di Roma pareva che godesse di quelle novità, perchè i rattristati dissimulavano la mestizia. Poscia il pontefice scrisse e pubblicò la bolla di scomunica contro l’autore e i ministri dello spoglio: e intanto, benchè il papato fosse ancora in credito presso de’ popoli, la scomunica non offendeva; lo spoglio giovava agli stati nuovi col dimostrarsi tenaci al proponimento di civiltà, e spregiatori di ogni odio che nascesse da plebea ignoranza. Dipoi quell’uso di ragionevole potenza trascorse in abborrita tirannide per la miserevole prigionia del pontefice, iniqua per anco in politica perchè stolta.

Erano dunque al mezzo dell’anno 1809 tutte le cose favorevoli al governo di Murat ed alla possanza dello imperatore Napoleone, quando, l’11 di giugno, il telegrafo della Calabria annunziò la spedizione anglo-sicula, forte d’innumerevoli navi da guerra e da trasporto, salpate dall’isole Eolie, e poco innanzi da’ porti di Palermo e Melazzo.

XIII. Erano state incerte e formidabili le prime nuove; ma dipoi, meglio vista l’armata, lo stesso telegrafo riferì navigare i mari della Calabria sessanta legni da guerra di ogni grandezza, e duecento sei da trasporto; apparire dalle bandiere esservi imbarcata persona reale ed ammiragli ed altri personaggi di grado, e vedersi la piazza di ogni nave popolata di soldati inglesi e siciliani. Per i quali segni e per le relazioni avute innanzi, il governo di Napoli sapeva che per nome il principe reale di Sicilia don Leopoldo, e per fatto il generale inglese Stewart comandava quella spedizione, la quale sopra i numerati legni trasportava quattordicimila soldati da ordinanza, e generali di esercito e di armata, e personaggi moltissimi per opere o consiglio atti alla guerra ed alle fazioni civili, e per fino i giudici di un tribunale di stato, gli stessi malamente, noti per la trista istoria del 99.

Poco appresso uscirono del porto di Messina due novelle spedizioni, delle quali una disbarco nel golfo di Gioja quattrocento briganti e soldati, l’altra nella marina tra Reggio e Palme tremila soldati e non pochi briganti. E quei soldati di Gioja uniti agli altri di Palme posero il campo sopra i monti della Melia (ultimi degli Apennini), ed impresero l’assedio di Scilla, mentre i briganti si dispersero tra’ boschi e ne’ mal guardati paesi, concitando i creduli e i tristi, uccidendo, rubando, distruggendo in mille modi. E nel tempo stesso tre lotte sicule-inglesi correvano intorno alle coste de’ tre mari Adriatico, Ionio, Tirreno, che per tre lati cingono il regno, minacciando i luoghi forti, assaltando i deboli, lasciando a terra editti e briganti, e perciò inviti e mezzi alle ribellioni. Era di tanta