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62 LIBRO SETTIMO — 1809.

vunque incontrati erano rotti ; l’imperatore da Madrid era passato a Valladolid, gl’Inglesi alla Corogna nuovamente battuti si riparavano sulle navi, la città si arrendeva: tutto andava in Ispagna prosperamente per la Francia. E perciò la Inghilterra, visto il bisogno di potentissima diversione, impegnò l’Austriaco a subita ostilità. Bonaparte, ciò saputo, tornò a Parigi, e richiamate di Spagna le sue guardie, convitati i suoi alleati, cominciando trattati o finti o veri, si preparò ad altra guerra. Diversione per la Spagna era la guerra di Germania; di questa, le guerre di Olanda, del Tirolo, di Polonia e d’Italia; e di quella d’Italia; la guerra di Napoli. Perciò da Lisbona a Flessinga, de Flessinga a Varsavia, da Varsavia all’ultima Reggio, sollevate in armi tutte le genti d’Europa, due milioni di soldati combattevano, nè a modo barbaro ma ordinati e mossi dal senno. Non mai nel mondo tanti eserciti, tanti spazii , e battaglie e casi di guerra e di fortuna un sol pensiero ha raccolti.

XII. Primi a muovere (il 10 di aprile) furono i Tedeschi di Austria, guidati dal principe Carlo sul confine della Baviera; mentre altre schiere comandate dall’arciduca Giovanni sboccavano in Italia per la via del Tagliamento; altre sotto l’arciduca Ferdinando s’incamminavano per il gran ducato di Varsavia; ed altre, poche invero di numero, ma concitatrici di popoli, dirette dai generali Jellachich e Chasteler solleverebbero in armi il Tirolo: quattrocentomila Austriaci movevano tanta guerra. Incontro al principe Carlo si destinava Bonaparte con duecentomila soldati, metà confederati e Francesi; dovea far fronte in Italia il vicerè con le schiere italo-franche, nel Tirolo il duca di Danzica con poche squadre francesi e bavare, ed in Polonia il principe Poniatoski reggendo Polacchi e Francesi. L’Olanda riposava: le due Sicilie, a vederle erano in calma, ma nell’isola il generale inglese Stewart e la regina Carolina preparavano navi e soldati; e Gioacchino in Napoli ordinava le milizie, disponeva l’esercito ne’ campi ed in istanze opportune alle difese, dissimulava il sospetto di essere assaltato, simulava sicurezza e potenza.

I primi passi furono a vantaggio delle armi austriache, perocchè il principe Carlo invase parte della Baviera, e l’arciduca Ferdinando del ducato di Varsavia: Jellachich e Chasteler cacciarono verso Italia le schiere bavaro-francesi, e levarono in armi il Tirolo; l’arciduca Giovanni spinse i presidi italo-franchi fuori della Carintia e della Stiria, procedè in Italia, occupò Verona. Le quali venture i benchè dipendenti dall’impeto primo degli assalitori e dal necessario adunarsi degli assaliti, apparivano al comune degli uomini vittorie finite dell’oste austriaca su la francese. Il governo di Napoli nascondeva per mal consigliata prudenza quegli avvenimenti, che la corte di Sicilia esagerando divolgava; e perciò se in quel tempo la spedi-