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60 LIBRO SETTIMO — 1809.

re non producevano lo sperato effetto, perchè Gioacchino disadatto allo studio de’ popoli, ignorante della storia di Napoli e d’Italia, avendo lunga e sola esperienza de’ suoi, credeva gli uomini nostri, come i Francesi, aver animo proclive alla milizia, tolleranza de’ travagli, stimolo e disio d’onore, intendimento pari al proprio stato. Per ciò, e perchè sperava che le blandizie del comando gli fruttassero l’amor de’ soldati, rilassò le discipline riponeva la forza dell’esercito meno nella bontà che nel numero delle squadre; continuò a tirar soldati dai condannati a pena e da prigioni; li univa agl’innocenti coscritti; di tutti perdonava i falli, nascondeva i difetti, secondava le voglie. Quella moltitudine, chiamata esercito, non era parte della società, ma fazione nello stato; e Gioacchino, tra quella, non re, ma capo. Erano i soldati di bello aspetto, bellamente vestiti, audaci, presuntuosi, animosi nelle venture; e sarieno stati obbedienti in ogni fortuna, se migliore fosse stata di Gioacchino l’indole ed il giudizio. La disciplina non è virtù dell’esercito, ma del capo; tutti i soggetti vi si piegano perchè sopra tutti i cuori la legge, la giustizia, le pene, le abitudini hanno possanza; un reggitore di eserciti severo a sè, severo agli altri, obbediente alle ordinanze, esigitore inflessibile dell’altrui obbedienza, soldato ne’ travagli, imperatore al comando, non mai debole, non mai molle, è sicuro della obbedienza delle sue squadre. Ma tal non era Gioacchino.

Delle milizie, in sì breve tempo di regno da lui composte, egli volle far mostra; e prescrisse che a’ 25 di marzo, di natale di lui e della regina, si distribuissero a’ nuovi reggimenti dell’esercito ed alle legioni civiche le bandiere. Il re per sua natura e per arte di regno amante di feste, pavoneggiando della persona, del vestimento, del corteggio ricchissimo, credeva, con soperchia fidanza, imprimere ne’ popoli sentimento della sua potenza e della sicurezza comune. Chiamò dalle province le scelte di legionarii, e di soldati; fece alzare magnifico trono nella più larga piazza della strada di Chiaja; tutto preparò con orientale ingegno per la pompa. Marciavano intanto per il regno le compagnie di soldati col consueto militare contegno, e quelle de’ legionarii a modo di bande civili, spesate e festeggiate per comando del governo nelle comunità di passaggio, e liete fra tante apparenze di universale allegrezza. Giunte in Napoli alcun giorno prima del 25 di marzo, i legionarii non albergarono ne’ duri quartieri de’ soldati, ma comodamente ne’ palagi de’ nobili, de’ ricchi e degli stessi regii ministri. E visto che un sol giorno non bastava alle cerimonie di corte ed alle feste, che si chiamarono delle Bandiere, fu assegnato il dì 26 alle seconde. Nel qual giorno i reggimenti francesi e napoletani ch’erano in città, altri chiamati da Capua e da Salerno, dodicimila soldati