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LIBRO SETTIMO — 1808. 55


Nella notte istessa, occupata la testa della lunga scala che mena in Capri e quanta terra si poteva e conoscevasi di Anacapri, fu circondato il forte. Ed a’ primi albori del dì 5, intimata la resa e minacciato il presidio di sorte estrema se facesse difesa, che l’ambasciatore, com’è costume, dimostrava inutile, dopo breve consiglio, il forte fu ceduto, altri trecento soldati si diedero prigioni, e uniti a quattrocento già presi, furono a trionfo mandati in Napoli. Vi giunsero quando la malignità di alcuni, o la timidezza di altri, e la ingenita loquacità della plebe, dispensiera di sventure, diceva noi morti o presi: noi già padroni di Anacapri, perciò dell’isola, superbi di avere espugnato luogo fortissimo, assalitori, benchè di numero quanto la quarta parte del presidio nemico, e tenendo prigioni al doppio delle nostre forze, noi, se Francesi, lieti di combattere sotto gli occhi di capitano antico e valorosissimo; e se Napoletani, più lieti perchè ammirati dal nuovo re, dalla nostra città spettatrice, e facendo gara di arte e di animo con le schiere francesi. In tutto quel giorno il re da su le logge guardò gli assalti e le difese, spedì ordini e provvedimenti; non cessò che per la notte; ed al dì vegnente, non ancor chiaro il giorno, ripigliò le sospese cure; ma dipoi, impaziente, si recò a Massa prossimo il più che poteva a Capri.

V. Nello stesso giorno esplorato il promontorio di Anacapri, posti i campi, formata batteria di cannoni per offendere, benchè ad estrema portata la sottoposta città, si ordinarono tutte le parti del militare servizio, chiamando in fretta altre schiere che giunsero per la via stessa del primo sbarco, non avendo trovato nella calma delle osservazioni altro luogo men disagevole di quello scelto fra i moti e le sollecitudini della guerra. Aspettata la notte per discendere in Capri, credevasi ad ogni passo incontrare il nemico, giacchè per case, muri ed altri impedimenti era il terreno adatto alle difese; ma il colonnello Lowe con più di mille soldati tenevasi chiuso nella città, onde noi, cingendola di posti nella notte, cominciammo nel vegnente giorno ad assediarla.

Ma gl’Inglesi ch’erano in Ponza ed in Sicilia, avvisati del pericolo di Capri, accorsero con parecchi legni di guerra; e giunti corrispondevano con l’assediata città per la via del porto, rompevano le nostre comunicazioni con Napoli, tentavano o fingevano assalti ad Anacapri, e per continuo copioso fuoco di artiglieria disturbavano l’assedio. Ed allora i Franco-Napoletani, offensori ed offesi, con accrescimento di fatica e di gloria, provvedendo alla doppia guerra, formarono nuova batteria (chiamata per onor di assedio da breccia, ma che distava dalla città trecento metri), così che aperti i fuochi, le palle, ch’erano da sei, bucavano i muri senza scuoterli, e bisognò menomare la carica per ottenere qualche effetto