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54 LIBRO SETTIMO — 1808.

uffiziali, cd appoggiando alla rupe una scala di legno, ascesi all’alto arrampicandoci tra quei sassi per non breve cammino, indi posta altra scala e salita, giungemmo a terreno alpestre e spazioso, naturalmente coronato di grandi pietre disposte in arco, ultimi e superabili impedimenti per poggiare al dosso dell’isola.

Era fatta la strada: succcederono a’ primi sbarcati altri ad altri, già più di ottanta tenevamo il piede su l’isola, il generale con noi, in cima di ogni scala, per segno e per trionfo stava piantata la nostra banderuola, e i male accorti difensori nulla avean visto. Fummo alfine scoperti: accorse il nemico su la cresta della soprastante collina; ma trattenuto da colpi che di dietro a’ macigni si tiravano, e timido, irresoluto, aspettando da Capri i dimandati soccorsi, non osava di appressarsi, e frattanto altri soldati disbarcavano, e sì che in breve cinquecento de’ nostri combattevano.

Ma il mare si fece procelloso, le nostre navi presero il largo; lo avvicinarsi al primo scoglio era impossibile, piccolo stuolo di audaci che io tentò fu sommerso, cessò lo sbarco. Non bastando i disbarcati all’impresa (giacchè di cinquecento, sette erano morti, centotrentacinque feriti), si attese la notte oramai vicina, sperando che coprisse al nemico la pochezza de’ nostri mezzi, e gli aggiungesse spavento. Frattanto si combatteva in tutto il giro dell’isola: il colonnello Lowe dotto in astuzie di polizia, inesperto di guerra, disordinò, confuse tutte le regole del comando; come agevolmente movevano in mare le nostre barche, così a stento nell’isola egli facea volteggiare i presidii, senz’opera e senza scopo, ed intanto Anacapri ed un piccolo reggimento maltese che il guerniva non erano afforzati. Giunse la notte, e le apparenze non le cure di guerra cessarrono.

Il cielo fu per noi. Dopo breve oscurità la luna uscita limpida e piena su l’orizzonte illuminò la cresta della collina che il nemico guardava. Visti i soldati inglesi da noi che i macigni e le ombre del colle coprivano, erano uccisi o feriti; e sì che arretrandosi, lasciando alcune ascolte che presto cadevano o fuggivano perchè da tutti i nostri mirate ed offese, restò il luogo deserto. Ed allora formata in due colonne la nostra piccola schiera, superati senza contrasto quegli ultimi ostacoli del terreno, marciando chetamente una colonna per la diritta, l’altra per la sinistra de’ macigni, dietro a’ quali a strepito e ad inganno pur si lasciarono alcuni soldati a durare il fuoco, giungemmo inosservati al piano del colle, poco lontani dalle squadre nemiche. Le assalimmo con impeto, grida, spari e sonar di tamburi; le ponemmo in rotta, e prigioniere si arresero, fuorchè poche più celeri ed industriose, nella confusione della notte e fra gl’intrighi delle strade e del paese pervenute a chiudersi nel forte.