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42 LIBRO SESTO — 1808.


Afforzatosi al cominciare di febbrajo con nuovi reggimenti andò contro Reggio, e poichè parte di strada che mena alla città costeggia il mare, ivi quattro navi inglesi, remando vicino al lido, facendo fuoco vivissimo di cannoni, uccidendo soldati francesi, rompendone le file, tardavano il cammino all’esercito. In quel mezzo volle fortuna che si alzasse temporale di mare, sì che i legni tenevansi a stento fra le procelle; ma tanto importava il combattere che non si slontanavano dal lido, benchè arte di navigare il consigliasse, nè cessavano di tirar colpi, che per i moti delle onde raramente offendevano.

Crebbe il vento; ciò che sino allora era stato zelo di guerra diventò necessità, dappoichè le navi, furiosamente spinte verso terra, non più potevano girar largo; e le ciurme intendevano non più a combattere, ma a salvarsi. A que’ pericoli veduti da Messina, dove stava sull’àncore l’armata inglese, il capitano Glaston comandante di un vascello imbarcò sopra legno corridore, un brick, veleggiò verso Calabria. I Francesi osservando gl’impedimenti delle piccole navi e l’altra più grande oramai vicino a soccorrerle, gittansi a nuoto, pervengono, portando in bocca la spada, a que’ legni, ed ivi si uncinano con la sinistra mano al bordo, con la destra combattono, si rampicano co’ piedi, trionfano; e così quattro navi armate di cannoni sono predate da fanti nudi. Il brick, cacciato sulla costa di Calabria da furioso libeccio e dalle correnti, si arrena; i Francesi, vedendolo in quello stato, corrono al vicino lido, altri mettonsi a nuoto; si combatte due ore; muore il capitano; il legno che aveva quattordici cannoni, non pochi soldati e numerosa ciurma, si arrende.

XLIV. Per questa vittoria, nella quale combatterono col valor francese i venti e la fortuna, inanimito il vincitore, debellò nel giorno istesso la città di Reggio, spingendo il presidio di ottocento soldati nel piccolo castello che al dìi seguente si arrese. E subito Regnier, voltate a Scilla le schiere, le artiglierie, gli instrumenti di guerra, il dì 4 di febbrajo ne cominciò l’assedio che ai 17 terminò, ritirandosi gl’Inglesi sopra le preparate navi per una scala coperta, intagliata con gran fatica nel sasso vivo ne’ diciotto mesi che colà dominarono. I Francesi trovarono il castello vuoto d’uomini e guasto men dalla guerra che dalla prudenza e dal dispetto de’ fugati presidii. E poichè nessun fatto memorabile dell’assedio mi trattiene su quel subietto, finirò notando che dopo la espugnazione di Reggio e di Scilla non rimase alla bandiera borbonica nel reame alcuna sede, nè all’antico re alcun segno di dominio o di speranza.

XLV. Ebbe il regno nuove leggi, le stesse di Francia componenti il codice Napoleone, così chiamato perchè Napoleone primo consolo e legislatore gli aveva dato a comune gloria il suo nome;