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34 LIBRO SESTO — 1807.

pratiche, le seguiva; e giunte a maturità di pruova, le palesava e puniva. Non inventava congiure, come maligna fama diceva, ma, potendo spegnerle sul nascere, le fabbricava e ingrandiva; mossa da due stimoli pungentissimi, timore e vanto. Allo scoprimento, gli emissarii, poco fa congiurati, si trasformavano in accusatori e testimonii; le lettere ricercate o contraffatte, in documenti; il fabbro di quella rete (perchè magistrato di polizia) componeva il processo; e giudici militari scelti ad occasione ed a modo, ne giudicavano. Punivansi uomini rei, ma la reità era incitata: scaltrezza estrema delle moderne polizie, pregiata come arte da’ malvagi governi, abborrita come delitto dagli onesti, tollerata e chiamata talento del secolo dagli uomini corrotti della società.

E sempre crescendo le asprezze, furono sequestrati i beni de’ fuorusciti, seguaci del re Borbone in Sicilia, o fuggenti dall’abborrito dominio francese. Quella legge, giusta tra nemici, ebbe in molti casi benefica eccezione; produsse a’ privati gran danno, alla finanza piccolo frutto: e di poi, mutato in confisca il sequestro e venduti i beni o donati, viepiù si accesero le contrarie fazioni dei due re, e novelli semi di future vendette si sparsero.

CAPO QUARTO.

Nuovi provvedimenti e nuovi codici: molti miglioramenti nella città e nello stato.

XXXIV. La città fu nella notte illuminata da mille e novecentoventi lampadi lucentissime; essendo per lo innanzi così buja, che nascondeva furti ed oscenità. Imitarono il bell’esempio le città maggiori del regno.

Si aprì nuovo cammino da Toledo a Capodimonte, colle amenissimo, in cima del quale si erge magnifica villa innalzata da Carlo III; ma non compiuta da lui, nè da’ re successigli. Per far largo e diritto il sentiero si demolivano alcuni edifizii, mentre per ampliare il foro del real palazzo si abbatteva il convento e la chiesa di San Francesco di Paola. Le quali rovine, biasimate dal volgo, erano applaudite da’ migliori, aspettandone effetto di utilità e bellezza: ed allora fu edificato il ponte della Sanità, magnifico per mole, difettivo per arte. Pervenuta la nuova strada alla real villa, geminandosi, incontra con un ramo il gran cammino d’Aversa, e con altro, serpeggiando per l’oriental pendice della collina, mette capo al Reclusorio. Quell’opera chiamata, per omaggio al nome, Corso-Napoleone, fu detta, dopo il rovescio della gran fortuna, strada di Capodimonte.

XXXV. Il giuoco, vizio di ogni popolo e di ogni età, moderato